Partono domani a Bassano del Grappa le finali di Coppa Italia 2007 e, siamo pronti a metterci la mano sul fuoco, protagonista della kermesse sarà sicuramente Gilberto Amauri Godoy Filho, ossia: Giba, fenomeno verdeoro che da anni guida Cuneo alla scalata dei vertici della pallavolo italiana e non. Riporto qua sotto un bellissimo articolo de "Il Foglio" di Giuliano Ferrara di giovedì 22 Febbraio. Per chi non conoscesse ancora questo fenomeno, buona lettura: I ceffoni, le canne e i centocinquanta punti del Ronaldinho della pallavolo
Giba mette per terra i palloni senza pensare: non bisogna chiedergli della malattia. Per piacere. Lui non dice ce l’ho fatta. Si parla dentro: mette il braccialetto di Lance Armstrong e lascia capire. Giallo, come il Brasile; sottile come la vita. La leucemia è entrata e uscita, come un primo tempo servito bene: aveva quattro mesi, neppure il tempo di nascere. Non c’è più e non si sa perché.
Gilberto non parla: ci sono storie che non si raccontano anche se sono felici. Dice del braccio, dei 150 punti; dice di Dio e degli uomini; dice anche del destino. Però il tumore non lo ricorda, anche se sa che ha fatto parte della sua storia.
Prende in braccio Nicoll, la tira su come un’altra coppa. Migliore in campo anche in quell’occasione: erano in due, lui e Cristina Pirv. Trionfo.
E’ abituato a essere primo. Vincente: mondiali, Olimpiadi, coppe sudamericane. Ora può prendersi il campionato italiano. Cuneo è lì con Treviso e con Roma, ci saranno i playoff come sempre. La pallavolo è uno sport che non ama le sorprese: nomi, cose, città, ci vuole sempre un po’ di tempo.
L’evoluzione della specie è lenta: i giocatori durano, i presidenti ricchi sono pochi. Il Piemonte delle Langhe ci prova da un po’, dagli anni Novanta. Parma, Modena, Treviso gli avversari di sempre. A un certo punto c’era stata anche Ravenna. Poi sono arrivate Macerata e Perugia. Cuneo è rimasta lì e ora ce la può fare: non ha una squadra forte come la Sisley, ma ha Gilberto Amauri Godoy Filho: il miglior giocatore del mondo.
Giba, quindi. Giba che è un nomignolo, ma anche un diminutivo. Giba che è facile: te lo ricordi perché è corto, sonoro, ritmico. Gi-Ba, Gi- Ba, Gi-Ba: la torcida è anche troppo facile con lui. A Gilberto il rullo del tamburo piace, ché scandisce il tempo per saltare, guardare e picchiare. Le mani sono l’estensione del cervello. A un certo punto voleva usarle soltanto sulla spiaggia: "Il beach volley è stata una passione giovanile. Avevo fatto il Mondiale pre-juniores a Istanbul nell’indoor, avevamo vinto l’oro e io ero stato il miglior giocatore e attaccante. Avevo 16 anni, e ho pensato la prima volta ‘la mia carriera è questa’. Il mio tecnico di club a Curitiba era quello che oggi è il terzo di Bernardinho in nazionale: Rubinho. Chi mi ha fatto crescere è stato invece Emilio Trautman, ho giocato tanti anni con lui, mi ha letteralmente ‘montato’ il carattere. Io ero un pre-juniores e lui mi metteva già coi grandi e ogni tanto mi faceva giocare in prima squadra".
Giba veniva da Londrina, una piccola città del Paranà. La mamma è Dona Solange. L’ha cresciuto da solo, perché a un certo punto il padre è andato via. Lei aveva un forno. Gilberto andava a scuola: "E’ lì che ho cominciato a giochicchiare. Nelle ore di educazione fisica, era lo sport più facile da praticare. Si poteva giocare maschi e femmine insieme. Mi è piaciuto e non l’ho più lasciato".
Avrebbe potuto, però. A undici anni, nel 1987, al primo anno di allenamenti. Maledetto cancello. La storia dei 150 punti è questa qua: "Mia madre stava chiudendo i portelli del forno e mi disse di aspettarla in macchina. Io, invece, andai a giocare a nascondino. Decisi di arrampicarmi su un albero, ma persi l’equilibrio. Caddi su una cancellata di ferro. Il braccio sinistro era aperto in due. Mi tenni il braccio che sanguinava, lacerato e corsi per due isolati verso casa. Mia madre fu bravissima: capì che avevo perso litri di sangue e che non dovevo svenire. Mi prese a schiaffi, per tenermi sveglio, e mentre guidava all’impazzata verso l’ospedale continuava a tenermi la testa fuori dal finestrino e a tirarmi schiaffoni. Mi diedero 150 punti, tra interni ed esterni, dal gomito al polso. Ho scoperto quella volta, come dicono, che durante incidenti così gravi il corpo sa produrre anestetici e adrenalina. Pensai subito che non avrei più giocato".
E’ stato in quel periodo che il papà se ne è andato. Gilberto non dà dettagli. Ricorda. Il forno e la scuola. Si svegliava la mattina alle 4.30, andava al lavoro con la mamma. L’autobus per la scuola passava alle 7. Nel pomeriggio viaggio al contrario: scuola-forno, forno-casa.
Giba s’è fatto il mazzo
Bravo figliolo cresciuto come un bravo giovane. Senza brutti voti e senza pensieri dopo i 150 punti. Pare la storia di Shevchenko, che non ha mai sbagliato, che è stato il bravo ragazzo. L’uomo da sposare: campione educato, forte e gentile. Uno che non sbaglia, che fa sempre la cosa giusta: solidarietà con i più deboli e vita morigerata. Giba s’è divertito, invece. Ha fatto il bravo, ma non ha detto no al movimento. E’ cresciuto in fretta, s’è innamorato del beach volley. Fico: la spiaggia, le donne, il caldo. "Oh, la cosa peggiore dell’Italia è che fa freddo per troppi mesi".
Non ha neppure smesso di farsi male. Adesso è come quei bambini buoni che per dimostrare d’essere stati vivaci mostrano orgogliosi le cicatrici: i punti sul ginocchio, causa un gancio sporgente nell’auto di papà, altri punti sulla coscia per una caduta, altri sul mento rimediati giocando a pallone, e poi le ferite della bicicletta. Il sopracciglio pure. Anche se quello si è tagliato a Sydney, durante le Olimpiadi quando sbatté contro la testa di Kid per schivare un’esultanza di Gustavo. Ai Giochi in Australia era già uno forte, ma non il migliore. Aveva fatto il campione in Brasile: l’inizio era stato a Curitiba, dove s’era trasferito con la madre. Abitata vicino a una caserma militare e giocava nella squadra dell’esercito: "Ero un ragazzo. Stavo in panchina, ma l’allenatore mi usava come settimo. Ero sempre il primo a entrare". Poi i Curitibanio, poi Sao Caetao, poi il resto. Campionati brasiliani, coppe del Brasile, la nazionale.
Alla prima nazionale mi ha portato Zé Roberto. Nel 1995 mi portò a fare la partita del Centennale Fivb ad Atlanta, che era anche il test per il palasport che avrebbe ospitato l'Olimpiade l'anno dopo. Che emozione… Brasile, Italia, Giappone e Usa. Avevo 18 anni, e davanti avevo Bernardi, Cantagalli, Gardini, Gravina, Giani, Zorzi.
Tutti mi dicevano: e Tande, e Giovane, dove sono? A riposo, rispondevo io. Ci snobbarono, forse. E così Italia - Brasile in quel torneo iniziò 10-0 per noi contro l’Italia. Vittorie. All’epoca di Sydney stava per arrivare la chiamata di una squadra italiana. Giba l’hanno scoperto a Ferrara. Lo prese Silvano Prandi. "Tutti i brasiliani mi avevano detto che lui era l’allenatore giusto per il primo anno in Italia. E io ho capito sulla mia pelle che era così. Nessun altro tecnico avrebbe avuto la pazienza che lui ha usato con me. Mi ha sempre tenuto tranquillo, anche se io a Ferrara ho giocato un pessimo girone d’andata e finivo quasi sempre in panchina. Mi diceva di pensare a lavorare e che avrei superato quel momento". Prandi gli è stato appiccicato come un amico. Sempre in difesa di Gilberto. Anche nella storia della squalifica. Botta di vita, per Giba. E’ lì che è cambiato tutto, per una canna o per qualcos’altro. Aveva cominciato a ingranare nel campionato italiano. Punti e statistiche: ricezioni, muri, schiacciate.
Non ancora il migliore
Giba uno del migliori, ma non ancora il migliore. Giba nel campionato dei mostri anni Novanta: Giani, Bernardi, Papi. Un giorno a un controllo antidoping lo beccarono positivo: cannabis. Venne fuori un mezzo caos: forse c’era stato uno spinello, forse no. Nessuno ha mai capito perché ci fosse quel valore sballato. Giba a difendersi, la federazione pronta a squalificarlo. Ci fu pure l’intervento del forum droghe. Un comunicato: "Il punto che vorremmo sottolineare non è se e quando egli abbia fatto uso di derivati della cannabis, ma perché tali sostanze siano al centro dell’ottusa politica proibizionista sulle droghe anche nello sport".
Il giocatore fu chiamato dall’allenatore della Nazionale del Brasile. Spiegazioni. Il figliolo bravo e precisino che si toglie uno sfizio: non poteva essere una tragedia. Bernardinho arrivò di notte a Ferrara. "Giba si è rovinato l’immagine? Prima di giudicare bisogna vederci chiaro. Comunque è certo che non ha fatto nulla di male, né tantomeno ha danneggiato qualcuno, casomai solo se stesso". Fu squalificato. Ora dice che non s’è pentito. Se quella canna c’è stata davvero, Giba se la rifumerebbe tranquillo: "In quel periodo ho costruito il rapporto con Cristina. Ho avuto tempo per stare con lei e abbiamo deciso di sposarci".
Poi ha cominciato a picchiare sul serio: dal 2003 non ha più fatto un errore: un, due, tre, in alto, mano aperta, schiacciata. Punto. Mondiali e World League con la nazionale. L’Italia è il suo avversario preferito: "Mi diverto a prendervi a pallate". Non lascia niente agli avversari: il Ronaldihno della pallavolo si diverte a vincere. Allegria, ma non come nel pallone: nel volley il Brasile non gioca per fare solo spettacolo. Gilberto è incredibile: in campo non lascia nulla. Urla, gode, esulta in faccia agli avversari. Ai limiti dell’antipatia, a volte. Vuole vincere sempre. Chiede aiuto alla fede: "Ogni volta che entro in campo, bacio un crocifisso che porto al collo".
A trent’anni vuole andare a prendersi pure l’oro di Pechino 2008, poi vorrebbe tornare in Brasile. Resterà in Italia, però. Perché così ha scelto Cristina Pirv, la moglie. La madre di Nicoll. "Lei ha comprato una casa a Reggio Calabria, quando giocava lì. Ora stiamo pensando di prenderne una anche al Nord, magari a Verona".
Resteranno, perché Nicoll sta già crescendo: è nata durante le Olimpiadi di Atene del 2004, mentre Giba si prendeva un altro oro. Contro l’Italia. Ora il padre ha deciso di raccontarle quello che la bimba non può vedere: "Ho preso un diario, lo aggiorno ogni mese. Da noi in Brasile si festeggiano i 15 anni delle ragazze. Quando la mia Nicoll compirà i suoi 15 anni, le regalerò due o tre libri scritti di mio pugno, a quel punto lì dentro ci sarà storia della sua vita".
In una pagina c’è un’idea: qual è una delle cose che piace di più alle ragazzine? La danza. "Ecco, la pallavolo è il balletto di Kirov, il beach volley è Flashdance". Nicoll dovrà scegliere.
Il programma delle prime due giornate delle finali a 8 di Bassano:
Coppa Italia - Tim Cup A-1
Bassano - Final Eight
Mercoledì 28/02/2007
Ore 18.00: Cuneo - Taranto
Ore 20.30: Piacenza - Latina
Giovedì 1/03/2007
Ore 18.00: Roma - Montichiari
Ore 20.30: Treviso - Modena
Il sito ufficiale della Lega Volley Italiana:
LEGA VOLLEY SERIE A - TIM
Il sito ufficiale de "Il Foglio": IL FOGLIO.IT


