sabato, dicembre 23, 2006
lunedì, dicembre 18, 2006
17-12-2006 Calcio, Coppa Intercontinentale 2006. L'intercontinentale "Le Roy" Michel.
Come tradizione vuole, ieri mattina ho seguito con grande attenzione Barcellona-International Porto Alegre finale 2006 del Campionato del Mondo per Club. Ho sempre amato molto la Coppa Intercontinentale o Mondiale per Club come lo hanno ri-battezzato, con mio grande disappunto, di recente. L’intercontinentale ha sempre avuto ai miei occhi un fascino particolare, un non so che di lontano, esotico. Sarà perchè si gioca nella terra del Sol Levante o per il fuso orario, sarà...ma non so spiegarlo bene neppure io. E poi a lei è legato il mio primo ricordo di finale “vinta”. Era il 1985 e arrivavo dai lacrimoni della Coppa dei Campioni dell’anno precedente persa ai rigori dalla mia Roma. Ricordo ancora quando, conquistato da Falcao, annunciai immerso nell’incollatura del mio primo album di figu panini a mio padre, Juventino d.o.c., e al resto della mia famiglia, granata “da legare”, che sarei diventato invece giallorosso. Passato lo sgomento iniziale e accantonata l’idea di fare harakiri, cuore di papà mi regalò perfino la bandiera della Roma e seguimmo insieme la finalissima con il Liverpool nel lettone di casa. “La bandiera porterà bene” mi disse mio padre. Evidentemente che portava bene non lo sapevano né Conti né Graziani che cacciarono in curva i loro rigori decisivi e in un mare di lacrime i miei sogni di vittoria in Coppa Campioni. Quella mattina di dicembre del 1985 invece c’era mio padre in “tensione” davanti alla tv (senza bandieroni di sorta) e io con lui spettatore imparziale almeno fino alla magia di Michel Platini. Le Roy quel giorno mise in rete un goal di una bellezza stordente: stop, sombrero, piroetta e voleè di sinistro (mi pare n.d.r.), tutto in un amen, in un solo felino movimento. Un ballerino in scarpini da calcio che stregò tutti, dal Giappone fino alla Groenlandia, meno l’arbitro che evidentemente non aveva il gusto del bello e quindi pensò bene di rompere l’incanto annullando la prodezza per non so più quale futile motivo. E il mago Platini? Beh, se l’avete visto o ri-visto lo sapete altrimenti liberi di non credermi ma rimase per un istante sdraiato in mezzo al campo, in elegantissimo sciopero, piu’ incredulo che sornione, forse anche un pizzico divertito. Poi si rialzò, applaudì l’arbitro e riprese a giocare. La Juve vinse, per la gioia di mio padre e un po’ anche la mia, in rimonta quella finale proprio ai maledetti rigori ma questa è un'altra storia. La storia della "mia" Intercontinentale, nonostante siano passati 20 anni e abbia visto tanti altri campioni vincerla, avrà sempre in copertina le Roy Michel sdraiato. Chapeau. W la France, per una volta. L'albo d'oro della manifestazione
2006 - Internacional de Porto Alegre (BRA)
2005 - San Paolo (BRA)
2004 - Porto (POR)
2003 - Boca Juniors (ARG)
2002 - Real Madrid (ESP)
2001 - Bayern Monaco (GER)
2000 - Boca Juniors (ARG)
1999 - Manchester United (ENG)
1998 - Real Madrid (ESP)
1997 - Borussia Dortmund (GER)
1996 - Juventus (ITA)
1995 - Ajax (NED)
1994 - Velez Sarsfield (ARG)
1993 - San Paolo (BRA)
1992 - San Paolo (BRA)
1991 - Stella Rossa Belgrado (YUG)
1990 - Milan (ITA)
1989 - Milan (ITA)
1988 - Nacional Montevideo (URU)
1987 - Porto (POR)
1986 - River Plate (ARG)
1985 - Juventus (ITA)
1984 - Independiente (ARG)
1983 - Gremio Porto Alegre (BRA)
1982 - Peñarol Montevideo (URU)
1981 - Flamengo (BRA)
1980 - Nacional Montevideo (URU)
1979 - Olimpia Asunciòn (PAR)
1978 - non disputata
1977 - Boca Juniors (ARG)
1976 - Bayern Monaco (BRD)
1975 - non disputata
1974 - Atletico Madrid(*) (ESP)
1973 - Independiente *(ARG)
1972 - Ajax (NED)
1971 - Nacional Montevideo (URU)
1970 - Feyenoord (NED)
1969 - Milan (ITA)
1968 - Estudiantes (ARG)
1967 - Racing Avellaneda (ARG)
1966 - Peñarol (URU)
1965 - Inter (ITA)
1964 - Inter (ITA)
1963 - Santos (BRA)
1962 - Santos (BRA)
1961 - Peñarol (URU)
1960 - Real Madrid (ESP)
martedì, dicembre 05, 2006
5-12-2006 Calcio, Serie A 14a.Giornata. 100 anni di Torino. Un augurio speciale.
Non poteva che finire così con la saetta all'incrocio dei pali al limite dei 90 minuti regolamentari scagliata da un granata d.o.c. come Comotto per un giorno emulo di quei Pulici e Mazzola che lo guardavano e vegliavano (visto il goal "non goal" non concesso a Marianini dell'Empoli al 12' della ripresa n.d.r.) dalle loro gigantografie issate sui distinti del Comunale. Vittoria voluta, attesa e trovata per celebrare degnamente i 100 anni di storia granata. Per l'evento "secolare" scelgo l'articolo del grande giornalista de "La Stampa" Roberto Beccantini, juventino di lunga data: un "gobbo" che fa sinceri auguri per il compleanno del Toro, regalo prezioso. Meglio di così è impossibile o no?!!?! Da "La Stampa" del 3/12/2006
"Caro Toro, che regalo ti ho fatto" di Roberto Beccantini:
Un gobbo che fa gli auguri al Toro senza gridargli «devi morire», so già che passerà per un traditore che si è bevuto il cervello. Ve li faccio lo stesso. Cent’anni di «toritudine». In alto i calici: è il minimo. Se indosso il pigiama (fino al maggio scorso, rigorosamente Palazzo), lo devo alle diavolerie di Omar Sivori. Abitavo a Bologna. Mi stregò. Prima di diventare avversari, siete stati i racconti che un padre, juventino, faceva di quella Squadra che nessuno della mia generazione ha visto, ma che la forza della parola ci aiutava a immaginare. Voi avete bisogno di noi per sentirvi diversi. Noi abbiamo bisogno di voi per sentirci superiori. Noi juventini siamo figli di papà (Agnelli). Voi granata siete figli della madre di tutte le tragedie: Superga. È questa la cesura, drastica, che spiega la distanza emotiva fra i due mondi. Il destino ha curato persino i dettagli: il nostro Scirea è morto in Polonia, il vostro Meroni a Torino, travolto da un suo tifoso. Più ci penso, più non so cosa pensare.
Il Toro, per me, è un pezzo di storia. E la storia non è un cerino vagante: è una fiaccola che riscalda la passione comune. Finché derby non ci riunisca (curva Scirea). Finché derby, con calma, non torni a separarci (curva Maratona). Quando toccò a noi brindare al centenario, nel 1997, eravate in B voi. Oggi che tocca a voi, siamo in B noi. È il regalo che non avrei mai voluto farvi. In compenso, vi abbiamo strappato l’esclusiva degli scudetti revocati. Di solito, gli «auguri di serie B» sono quelli che il festeggiato liquida con un’occhiata distratta. Ho l’impressione che per il bigliettino del sottoscritto, juventino in transito da Crotone a Frosinone, farete un’eccezione.
Il sito web de "La Stampa":
LA STAMPA WEB.IT
"Il Punto" preziosa rubrica di Roberto Beccantini su "La Stampa"
IL PUNTO di ROBERTO BECCANTINI
lunedì, dicembre 04, 2006
3-12-06 Pallavolo, Mondiali 2006 - Giappone. Brasile e Giba, musica e maestro.
Non so più chi, non so più dove (mi faccio i complimenti da solo per questo significativo inizio chiara testimonianza di arteriosclerosi galoppante n.d.r.) ma qualcuno definì il calcio giocato dalla selecao dei vari Socrates, Falcao, Junior, Zico, Cerezo & Co. (poi castigata dal nostro Pablito Rossi alle soglie delle semifinali del Mundial 1982) "futbol bailado". Beh, quel "non so chi" se oggi avesse visto giocare la nazionale carioca di Bernardinho definirebbe senza indugio la loro pallavolo "volley bailado". Un grande direttore d'orchestra, Bernardo appunto, e 6-7 splendidi ballerini prestati occasionalmente al volley. Tra questi "più splendido" tra gli splendidi (devo ricordarmi di brevettare e rivendere questo slogan alla "Mastro lindo s.p.a." ), primus inter pares, Gilberto Amauri Godoy Filho, per tutti solo e soltanto Giba !! La sua pallavolo è semplicemente Samba. Il suo modo di giocare, di attaccare, è ritmo allo stato puro, è frenesia, è un movimento costante che nessuno puo' allenare nè tanto meno imitare. Lui danza nel campo. Una danza sfrenata, come il ballo carioca nato dagli schiavi brasiliani delle piantagioni di canna da zucchero. Una danza coinvolgente che tutti amano vedere ma nessuno vuole affrontare, come dice Fefè De Giorgi. Proprio come l' Haka degli All Blacks del Rugby. Giba, il Fred Astaire della Pallavolo. I suoi passettini in avanti velocissimi nella ricezione, il corpo che si raccoglie in direzione opposta, pronto a ricevere, addomesticando il pallone amico e poi via fulmineo in avanti per schiacciare la saetta lanciatagli da Ricardo, il mezzo battito, la compressione del ginocchio e poi l'estensione dello stesso, il salto, l'altro mezzo battito, e poi solo il rumore della sua mano sul pallone, carezza o schiaffo a seconda dei punti di vista, e ultimo atto, quasi sempre, solo la musica del pallone a terra, la gioia irrefrenabile e a tratti sfrontata sua e dei compagni di squadra che rimbomba festosa nel palazzetto. Fred Astaire e Carmen Miranda applaudirebbero convinti a questa rappresentazione sui generis del ballo. E allora musica, maestro. Dirige Bernardinho, eseguono, con allegria contagosa, Giba & la nazionale di pallavolo verdeoro. Onore agli invincibili. Il tabellino della Finalissima:
BRASILE-POLONIA 3-0 (25-12, 25-22, 25-17)
Durata set: 20', 27', 23' - 1h10'
Brasile: Andrè Heller 9, Giba 12, Andrè 14, Gustavo 7, Ricardo 1, Dante 11, Sergio (L). All. Bernardinho
Polonia: Winiarski, Plinski 4, Zagummy 1, Wlazly 12, Kadziewicz 3, Swiderski 9, Gacek (L), Bakiewicz, Gruszka, Grzyb 2, Zygadlo. All. Lozano
L'albo d'Oro:
1949 Praga: U.R.S.S.
1952 Mosca: U.R.S.S.
1956 Parigi: Cecoslovacchia
1960 Rio de Janeiro: U.R.S.S.
1962 Mosca: U.R.S.S.
1966 Praga: Cecoslovacchia
1970 Sofia: Germania Est
1974 Città del Messico: Polonia
1978 Roma: U.R.S.S. (2.Italia)
1982 Buenos Aires: U.R.S.S.
1986 Parigi: U.S.A.
1990 Rio de Janeiro: Italia
1994 Atene: Italia
1998 Tokyo: Italia
2002 Buenos Aires: Brasile
2006 Tokyo: Brasile
venerdì, dicembre 01, 2006
2-12-2006 Tennis, Davis Cup 2006 Finale: Russia-Argentina. Il dejavù e la lezione della Davis.
Il Sito ufficiale della Davis Cup:
Davis Cup Official Website
I risultati della prima giornata:
Nikolay DAVYDENKO (RUS) b. Juan Ignacio CHELA (ARG) 6/1 6/2 5/7 6/4
David NALBANDIAN (ARG) b. Marat SAFIN (RUS) 6/4 6/4 6/4
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