venerdì, dicembre 01, 2006

2-12-2006 Tennis, Davis Cup 2006 Finale: Russia-Argentina. Il dejavù e la lezione della Davis.

E' partita oggi pomeriggio la Finalissima di Coppa Davis 2006. Russia, terra rossa, Stadio Olimpico. Tutto esattamente come 11 anni fa, strano dejavù. Quasi gli stessi "ingredienti" con la sola piccola/grande differenza che allora c'erano in campo gli U.S.A. del "mio" Pete Sampras. Oddio, senza false ipocrisie, meglio dire subito che, benchè tifosissimo di Sweet Pete, non è che dapprima tenessi particolarmente a quella Coppa Davis. Mi era, fin lì, sempre sfuggito il pathos della Coppa. Aggiungiamoci che l'Inslalatiera s'era già vinta nel '92 e che si giocava sulla odiata terra, il che equivaleva a far lottare Superman su un pianeta di Kryptonite verde ed ecco spiegato il mio approccio molto british all'evento. Iniziai medio disinteressato e invece finii a tifare come pochissime altre volte per quel Clark Kent-Sampras. La maratona e i crampi contro Stakanov (alias andrei Chesnokov) , la vittoria nel doppio appresa dopo una frenetica e convulsa consultazione del televideo (in pratica quel giorno non feci altro che sintonizzarmi sulla pagina 230 del teletext di mamma Rai) e poi la battaglia finale con il principino di Sochi. Già quel maledetto "biondino" russo che aveva pure il tifo "bipartisan" dei miei genitori perchè ... perchè era più elegante, armonioso e perchè si muoveva leggero, volava, a sentir loro, su quella superficie maligna di color argilla. Eravamo io e Pete, soli contro tutti. E il mio Superman era in difficoltà. Lo sapevo bene, io. La camminata raccolta, ciondolante, il viso tirato, pallido come la maglietta verde smunto che gli aveva messo addosso la nike, la testa china come Atlante a reggere sulle sue spalle l'intera America tennistica. Era durissima ma SuperPete non mi tradì neanche quella volta. Mise tutte le sue ultime forze in un paio di dritti incorciati disumani da ben oltre la linea laterale e con un paio di voli pindarici, puntellati col la sinistra per non cadere, a rete si portò a casa i primi due set ma soprattutto ci mise quello che lo rendeva speciale ai miei occhi: il cuore e la grinta del campione che non vuole perdere. Come aveva già fatto o farà nella sua carriera con Corretja e con Courier e con Agassi nella sua ultima impresa a NY. Quella settimana "russa" imparai la lezione della Davis. Non l'ho mai amata ma da allora ho imparato a rispettarla e, se devo tifare qualche mio pupillo, a temerla tantissimo proprio come fece Pete Sampras in quel, ahimè, così vicino ma così lontano 1995. Non so ancora per chi farò il tifo domenica, nella giornata dei singolari decisivi. Per il momento siamo 1-1 dopo i successi di Davydenko (su Chela) e di Nalbandian (su uno sciagurato Safin). Equilibrio perfetto, come il sottoscritto che ha iniziato medio disinteressato, chissà che non mi trovi ad accanirmi ed esaltarmi saltellando di gioia davanti alla televisione proprio come in quella Davis firmata Pete Sampras. La lezione oramai l'ho imparata.

Il Sito ufficiale della Davis Cup:
Davis Cup Official Website

I risultati della prima giornata:
Nikolay DAVYDENKO (RUS) b. Juan Ignacio CHELA (ARG) 6/1 6/2 5/7 6/4
David NALBANDIAN (ARG) b. Marat SAFIN (RUS) 6/4 6/4 6/4

Nessun commento: