Mi ero piazzato davanti al televisore aggueritissimo e decisissimo a tifare, per una volta, lo sfidante ufficiale, all'anagrafe golfistica Luke Donald. Perchè è un po' come con Federer e con tutti gli altri "tiranni-cannibali" dello sport: dopo un po' si comincia a "remargli" contro, a parteggiare per la sorpresa, per l'outsider, l'underdog come lo chiamano gli yankee. Lo si fa quasi nella non troppo segreta speranza che il campionissimo con la sconfitta torni finalmente ad essere umano e quindi piu' vicino a noi, più simpatico. Per questo sono partito con Luke che ieri aveva attaccato la bandiera come un leone, che ci aveva esaltato fino ad osare appaiarsi bellicoso alla Tigre. E invece non ho retto botta e sono passato per Woods. Sono bastate sei buche, le prime sei, giocate da meraviglia da Woods (tre birdie da cineteca) per capire che non gli si puo' tifare contro. Non si puo' perchè è si il campione che gioca contro il campo, contro i suoi stessi record ma è soprattutto l'uomo che sorride sardonico alla 10 quando sbaglia ancora per testardaggine il drive come il primo giorno. Perchè è l'uomo che non ha passato il taglio agli US Open dopo la scomparsa prematura del padre, ma ci ha voluto provare cmq perchè il golf è il suo "Giardino segreto" e forse li' sull'amato green gli faceva meno male pensare alla perdita del padre. Campione umano come pochissimi altri... roba da film o da libro. Ecco se Tiger fosse un libro potrebbe essere "Ragazzo negro" di Richard Wright o forse no perchè sarebbe troppo banale e superficiale ridurre al dettaglio del colore della pelle un campione strepitoso che si è affermato in uno sport tradizionamente bianco ma assolutamente non razzista. Potrebbe essere "Rosso Malpelo" di Verga vista la cattiveria con cui insegue le sue vittorie sui prati verdi e quella sua immancabile maglietta rossa portafortuna nelle ultime e spesso vincenti 18 buche o meglio potrebbe essere il libro di Kundera: "L'insostenibile leggerezza dell'essere (Tiger)" che provano sulla loro pelle tutti gli avversari che osano avvicinarlo. Oggi è toccato a Donald, ma l'inglesino è solo l'ultimo di una serie di 12 sfidanti ufficiali partiti ad armi pari con la tigre nel giro decisivo di un major e puntualmente finiti sbranati. Oppure semplicemente sarebbe lui, Tiger Wooods, il libro di un campione... chissà che qualcuno un giorno non ci scriva un romanzo. Io lo comprerei. Per ora, in attesa di altri majors e altri record, chapeau n.12 Tigre.
martedì, agosto 22, 2006
20-8-06 Golf, PGA Championship. Se Tiger fosse un libro...
Mi ero piazzato davanti al televisore aggueritissimo e decisissimo a tifare, per una volta, lo sfidante ufficiale, all'anagrafe golfistica Luke Donald. Perchè è un po' come con Federer e con tutti gli altri "tiranni-cannibali" dello sport: dopo un po' si comincia a "remargli" contro, a parteggiare per la sorpresa, per l'outsider, l'underdog come lo chiamano gli yankee. Lo si fa quasi nella non troppo segreta speranza che il campionissimo con la sconfitta torni finalmente ad essere umano e quindi piu' vicino a noi, più simpatico. Per questo sono partito con Luke che ieri aveva attaccato la bandiera come un leone, che ci aveva esaltato fino ad osare appaiarsi bellicoso alla Tigre. E invece non ho retto botta e sono passato per Woods. Sono bastate sei buche, le prime sei, giocate da meraviglia da Woods (tre birdie da cineteca) per capire che non gli si puo' tifare contro. Non si puo' perchè è si il campione che gioca contro il campo, contro i suoi stessi record ma è soprattutto l'uomo che sorride sardonico alla 10 quando sbaglia ancora per testardaggine il drive come il primo giorno. Perchè è l'uomo che non ha passato il taglio agli US Open dopo la scomparsa prematura del padre, ma ci ha voluto provare cmq perchè il golf è il suo "Giardino segreto" e forse li' sull'amato green gli faceva meno male pensare alla perdita del padre. Campione umano come pochissimi altri... roba da film o da libro. Ecco se Tiger fosse un libro potrebbe essere "Ragazzo negro" di Richard Wright o forse no perchè sarebbe troppo banale e superficiale ridurre al dettaglio del colore della pelle un campione strepitoso che si è affermato in uno sport tradizionamente bianco ma assolutamente non razzista. Potrebbe essere "Rosso Malpelo" di Verga vista la cattiveria con cui insegue le sue vittorie sui prati verdi e quella sua immancabile maglietta rossa portafortuna nelle ultime e spesso vincenti 18 buche o meglio potrebbe essere il libro di Kundera: "L'insostenibile leggerezza dell'essere (Tiger)" che provano sulla loro pelle tutti gli avversari che osano avvicinarlo. Oggi è toccato a Donald, ma l'inglesino è solo l'ultimo di una serie di 12 sfidanti ufficiali partiti ad armi pari con la tigre nel giro decisivo di un major e puntualmente finiti sbranati. Oppure semplicemente sarebbe lui, Tiger Wooods, il libro di un campione... chissà che qualcuno un giorno non ci scriva un romanzo. Io lo comprerei. Per ora, in attesa di altri majors e altri record, chapeau n.12 Tigre.
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