martedì, ottobre 10, 2006

8-10-06 Formula Uno, Grand Prix Giappone - Suzuka 2006. L'uomo Schumacher dietro la fumata rossa.

Era dal lontanissimo G.P. di Francia del luglio 2000 che Schumacher non era costretto al ritiro per la rottura del motore Ferrari e questo basterebbe già a dirla lunga sull'altissimo grado di jella dell'evento verificatosi domenica mattina a Suzuka. Eppure anche quella tanto inaspettata quanto maledetta rottura, che ha mandato con ogni probabilità in fumo i sogni mondiali di Schumi e di milioni di ferraristi incollati al video (ad Alonso basta fare un misero punticino nell'ultimo Gran Premio di Interlagos n.d.r.), ha del "magico". Da quella fumata grigia del motore della rossa al giro 37 ne è uscito alla grandissima l'uomo Michael Schumacher. Lui, il teutonico di ghiaccio, ha dato infine sfogo alle ragioni del cuore. Lui, che da quando correva nei go-kart a 7 anni fino all'ultimo dei 7 mondiali assoluti ha quasi sempre solo assaporato il dolce sapore della vittoria, ha invece dimostrato che, a furia di vincere da Campione, ha soprattutto imparato a perdere da Campionissimo. Non ha imprecato, nè ha invocato l'aiuto compensatorio della Dea Bendata Brasiliana. E' uscito di scena a testa alta, altissima; dritto verso i box, diretto ad abbracciare e confortare a colpi di pacche sulle spalle i suoi meccanici, il suo team, la sua squadra. Michael Schumacher, l'uomo, il Campionissimo. Mai come ieri è stato leader indiscusso della Ferrari. E' stato la Ferrari. Immenso più a Suzuka nella sconfitta che nelle altre 72 vittorie targate Maranello. Mi mancherà questo Schumi. Si, mancherà anche a me che non l'ho mai amato e capito abbastanza.

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