martedì, novembre 28, 2006

27-11-06 Calcio, Pallone d'Oro 2006: Fabio Cannavaro, lo scugnizzo d'oro del calcio.

Il vincitore del Pallone d'Oro 2006 non ha il sorriso contagioso di Ronaldinho quando segna goal che, prima d'ora, avevamo visto fare solo schiacciando ripetutamente F2 con la Play Station...

Ronaldinho in Barcellona - Villareal 4-0

... e nemmeno ha il pollicione in bocca come l'ex pupone Francesco Totti quando fotocopia il "cigno" Van Basten e strappa la standing ovation del pubblico avversario di Marassi dopo la saetta del 4-1 ...

Totti in Sampdoria - Roma 2-4

... ... ha, invece, la faccia da scugnizzo felice di Fabio Cannavaro. E' lui, il capitano azzurro, l'ultimo vincitore del Pallone d'Oro di France Football. Gliel'hanno consegnato ieri le mani fatate di Monica Bellucci tanto per lasciare ancora in lui, che pensava addirittura di essere su Scherzi a Parte, il ragionevole dubbio che si trattasse davvero soltanto di un bellissimo sogno. E invece era o meglio è tutto verissimo e meritatissimo. Chissà se, come con la Coppa del Mondo, ieri notte si sarà addormentato anche accanto al Pallone d'Oro ??!? Sogni d'oro, in tutti i sensi. Succede a Ronaldinho, Cruyff, Platini, Van Basten e Di Stefano e tanti altri campioni che davano del tu al pallone, ma il suo nome accanto a questi mostri sacri non è blasfemia pallonara, anzi. Kaaaannnaaaavaro, Caressa dixit, è riuscito laddove altri grandissimi del suo ruolo, Scirea e Maldini in primis, hanno invece fallito. Ha ringraziato, felice, la nazionale di Lippi e la Juve (ancora di Lippi) e i suoi compagni che l'hanno portato fino a lì. Ha avuto un pensiero per il compagno-rivale Buffon, beffato al fotofinish e forse bruciato da un'investitura prematura da parte dei Mass Media e uno per Francesco Totti "... per fortuna si è messo a farli adesso, quei gol: se cominciava prima mi fregava il Pallone d'Oro! ". Ha ringraziato tutti, compreso il Real, la sua nuova squadra, ma poi l'ha dedicato, di classe, ai bambini della sua città, Napoli. Li ha invitati a credere nei loro sogni "... perchè ogni tanto si avverano...", ad appassionarsi al sogno "Calcio" con la speranza un giorno di diventare Fabio Cannavaro: il primo difensore vero ad aggiudicarsi l'ambitissimo premio. E puo' sorridere, di gusto, anche per questo. Lui ce l'ha fatta. Ha realizzato il sogno. Bravissimo, capitano.

La Classifica Finale di France Football:

1. Fabio Cannavaro, 173 points
2. Gianluigi Buffon, 124 pts
3. Thierry Henry, 121 pts
4. Ronaldinho, 73 pts
5. Zinédine Zidane, 71 pts
6. Samuel Eto’o, 67 pts.
7. Miroslav Klose, 29 pts.
8. Didier Drogba, 25 pts.
9. Andrea Pirlo, 17 pts.
10. Jens Lehmann, 13 pts

E L'albo (del Pallone) d'Oro:

1956 A Stanley Matthews (ING), Blackpool (ING)
1957 A Alfredo Di Stéfano (ARG/COL/SPA), Real Madrid (SPA)
1958 A Raymond Kopa (FRA), Real Madrid (SPA)
1959 A Alfredo Di Stéfano (ARG/COL/SPA), Real Madrid (SPA)
1960 A Luis Suárez Miramontes (SPA), Barcellona (SPA)
1961 C Omar Enrique Sivori (ARG/ITA), Juventus (ITA)
1962 C Josef Masopust (CEC), Dukla Praga (CEC)
1963 P Lev Jashin (URSS), Dynamo Mosca (URSS)
1964 A Denis Law (SCO), Manchester United (ING)
1965 A Eusébio (POR), Benfica Lisbona (POR)
1966 C Bobby Charlton (ING), Manchester United (ING)
1967 A Flórián Albert (UNG), Ferencváros (UNG)
1968 A George Best (IRL N.), Manchester United (ING)
1969 C Gianni Rivera (ITA), Milan (ITA)
1970 A Gerd Müller (GER. O.), Bayern Monaco (GER. O.)
1971 A Johan Cruijff (OLA), Ajax Amsterdam (OLA)
1972 D Franz Beckenbauer (GER. O.), Bayern Monaco
1973 A Johan Cruijff (OLA), Barcellona (SPA)
1974 A Johan Cruijff (OLA), Barcellona (SPA)
1975 A Oleg Blokhin (URSS), Dynamo Kyiv (URSS)
1976 D Franz Beckenbauer (GER: O.) Bayern Monaco (GER. O.)
1977 A Allan Simonsen, Borussia Moenchengladbach (GER. O.)
1978 A Kevin Keegan (ING), Amburgo (GER. O.)
1979 A Kevin Keegan (ING), Amburgo (GER. O.)
1980 A Karl-Heinz Rummenigge (GER. O.), Bayern Monaco (GER. O.)
1981 A Karl-Heinz Rummenigge (GER. O.), Bayern Monaco (GER. O.)
1982 A Paolo Rossi (ITA), Juventus (ITA)
1983 C Michel Platini (FRA), Juventus (ITA)
1984 C Michel Platini (FRA), Juventus (ITA)
1985 C Michel Platini (FRA), Juventus (ITA)
1986 A Igor Belanov (URSS), Dynamo Kyiv (URSS)
1987 A Ruud Gullit (OLA), Milan (ITA)
1988 A Marco van Basten (OLA), Milan (ITA)
1989 A Marco van Basten (OLA), Milan (ITA)
1990 C Lothar Matthaus (GER. O), Inter (ITA)
1991 A Jean-Pierre Papin (FRA), Olympique Marsiglia (FRA)
1992 A Marco van Basten (OLA), Milan (ITA)
1993 A Roberto Baggio (ITA), Juventus (ITA)
1994 A Hristo Stoichkov (BUL), Barcellona (SPA)
1995 A George Weah (LIB), Milan (ITA)
1996 C Matthias Sammer (GER), Borussia Dortmund (GER)
1997 A Ronaldo (BRA), Inter (ITA)
1998 C Zinédine Zidane (FRA), Juventus (ITA)
1999 C Rivaldo (BRA), Barcellona (SPA)
2000 C Luis Filipe Madeira Figo (POR), Barcellona/Real Madrid (SPA)
2001 A Michael Owen (ING), Liverpool (ING)
2002 A Ronaldo (BRA), Real Madrid (SPA)
2003 C Pavel Nedved (R. CEC), Juventus (ITA)
2004 A Andriy Shevchenko (UCR), Milan (ITA)
2005 A Ronaldo de Assis Moreira" Ronaldinho Gaúcho" (BRA), Barcellona (SPA)
2006 D Fabio Cannavaro (ITA), Juventus (ITA)/Real Madrid (SPA)

lunedì, novembre 20, 2006

20-11-06 Tennis, Masters Cup 2006. Il Marchese Roger.

Puntuale come un orologio svizzero (appunto) domenica è arrivato il terzo Masters del "cannibale" della racchetta, Roger Federer. 12 tornei vinti, tre titoli dello Slam su 4 (finale anche a Parigi n.d.r.), 92 vittorie e solo 5 sconfitte, 15 sconfitte in tre anni, 8.343.885 dollari incassati dal fuoriclasse svizzero solo nella stagione appena conclusasi a Shangai. Mostruoso, epico. E allora l'articolo dello "scriba" Gianni Clerici, tratto da "La Repubblica" di oggi, a celebrare, con un pizzico di ironia, questo straordinario fenomeno, a volte più spietato del Marchese De Sade. Non ci credete? Buona lettura, allora...


Il Masters travolgente del fenomeno del tennis di Gianni Clerici , La Repubblica 21.11.06 -

Alfine liberato, dopo la vittoria con Nadal, dalla impotentia tennistica parziale, Roger Federer ha di fatto sodomizzato il suo sventurato avversario, James Blake. Io stesso, che da guardone professionista ho assistito a moltissime altre analoghe vicende, fatico a trovarne una più vibrante e insieme imbarazzante. Nel darne conto, mi dico che, più che da un vecchio scriba, i fatti andrebbero descritti dal Divino Marchese. Di fronte al padrone del tennis, Blake è stato costretto ad attraversare gli stadi dell’incredulità, della ribellione, della frustrazione, prima di abbandonarsi a rassegnata remissività.
Aveva già incontrato il suo carnefice, Blake, un’altra volta, durante lo U.S. Open. Non solo non aveva capito chi fosse veramente Federer, ma, dopo avergli sottratto un set, aveva incautamente affermato di sperare di far meglio, alla prima occasione. Non dev’essere però stata consimile affermazione a motivare Federer. Son state le due consecutive vittorie sulla Nemesi Nadal a liberare l’istinto e la creatività di Roger: non la crudeltà, come qualcuno potrebbe credere.
Di fronte a 15000 candidi ed entusiasti cinesini, Federerissimo era lungi dall’accanirsi contro l’avversario. Si limitava a servirsene con tocchi geniali, quasi uno scultore che plasmi la creta. Il destino di questa partita, già deciso dai bookmakers con una quota di uno a sette assegnata alla futura vittima, è apparso chiarissimo sin dal primo punto, un aces esterno, che ha lasciato a tre metri Blake. Si issava a 15 pari, James, ma, dopo un’occhiata tagliente, Roger gli scagliava un secondo asso. Da quell’istante sarebbe stato possibile, secondo le opposte inclinazioni, eccitarsi per l’esibizione del dominatore, o compiangere la vittima. In assenza di Tommasi, alcuni colleghi si dilettavano anche ad annotare gli aspetti statistici della vicenda, il sei a zero, i venti punti a dieci in soli ventisei minuti impiegati. Divenivano ventiquattro, i punti, all’inizio del secondo set, poi accadeva, in una, che Federe si distraesse e insieme Blake trovasse una via per convogliare la sua ribellione.
Prendeva a colpire, l’americano, quasi fosse fuori di testa, superando di molto la sua velocità ideale, quasi lo scopo della sua presenza in campo fosse quello di controllare la resistenza delle sue corde, o addirittura di spaccare una pallina. Per lo spazio di un game, l’improvvisa follia approdava a risultati positivi, eBlake trovatsi incredibilmente uno pari, continuava a pazziare, usando la racchetta come un martello. Osava addirittura issarsi a quattro palle break, profittando anche dell’assistenza di Occhio di Falco, l’unico giudice non ipnotizzato da Roger: ma, a trafiggerlo, giungeva ogni volta un ace: esterno, al corpo, al sette, tagliato, liftato. Roba alla Joe Di Maggio buonanima. Non riusciva a trattenersi, il poveretto, dal rivolgere occhiate imploranti a Brian Barker, ma anche questi era impotente a venirgli in soccorso: non riusciva nemmeno ad accennare gli abituali gesti con i quali i coach giustificano il loro stipendio. Così, dopo una minipausa di riossigenazione, il Federer Express ripartiva, lasciando lungo il suo luminoso percorso minime tracce buie, per pura distrazione. L’annessione del secondo set spingeva l’esibizione di Federer di due minuti oltre l’ora di gioco, scoraggiando non poco gli spettatori, considerato anche il costo del biglietto: superiore, nei cosiddetti popolari, allo stipendio mensile di un operaio, ottanta dollari.
Non restava che domandarsi se la via crucis del povero Blake avrebbe superato l’ora e mezza. Accadeva, ma di pochissimo, anche per alcuni errori di un Federer che si sentiva ormai negli spogliatoi. Riusciva addirittura, il fenomeno, a smarrire sette consecutivi punti contro uno, alzava incredulo gli occhi al segnapunti luminoso, e poi scagliava l’ultimo dei suoi undici ace. Più che domo, ormai rassegnato al suo umile ruolo di spettatore, Blake era il primo ad applaudirlo. Si sorprendeva, un mio vicino, che il giocatore non solo sconfitto ma spesso ridicolizzato, trovasse il cuore per batter le mani al suo esecutore. “Questo è il tennis, amico” gli sussurravo dolcemente, nel mio miglior basic-english.


Il Roll of honour recente della Masters Cup :
2006 Roger Federer (SUI) b. James Blake (USA) 6/0 6/3 6/4
2005 David Nalbandian (ARG) b. Roger Federer (SUI) 6/7(4) 6/7(11) 6/2 6/1 7/6(3)
2004 Roger Federer (SUI) b. Lleyton Hewitt (AUS) 6/3 6/2
2003 Roger Federer (SUI) b. Andre Agassi (USA) 6/3 6/0 6/4
2002 Lleyton Hewitt (AUS) b. Juan Carlos Ferrero (ESP) 7/5 7/5 2/6 2/6 6/4
2001 Lleyton Hewitt (AUS) b. Sebastien Grosjean (FRA) 6/3 6/3 6/4
2000 Gustavo Kuerten (BRA) b. Andre Agassi (USA) 6/4 6/4 6/4
1999 Pete Sampras (USA) b. Andre Agassi (USA) 6/1 7/5 6/4
1998 Alex Corretja (ESP) b. Carlos Moya (ESP) 3/6 3/6 7/5 6/3 7/5
1997 Pete Sampras (USA) b. Yevgeny Kafelnikov (RUS) 6/3 6/2 6/2
1996 Pete Sampras (USA) b. Boris Becker (GER) 3/6 7/6(5) 7/6(4) 6/7(11) 6/4
1995 Boris Becker (GER) b. Michael Chang (USA) 7/6(3) 6/0 7/6(5)
1994 Pete Sampras (USA) b. Boris Becker (GER) 4/6 6/3 7/5 6/4
1993 Michael Stich (GER) b. Pete Sampras (USA) 7/6(3) 2/6 7/6(7) 6/2
1992 Boris Becker (GER) b. Jim Courier (USA) 6/4 6/3 7/5
1991 Pete Sampras (USA) b. Jim Courier (USA) 3/6 7/6(5) 6/3 6/4
1989 Stefan Edberg (SWE) b. Boris Becker (GER) 4/6 7/6 6/3 6/1
1988 Boris Becker (GER) b. Ivan Lendl (USA) 5/7 7/6 3/6 6/2 7/6
1987 Ivan Lendl (USA) b. Mats Wilander (SWE) 6/2 6/2 6/3
1986 Ivan Lendl (USA) b. Boris Becker (GER) 6/4 6/4 6/4
1985 Ivan Lendl (USA) b. Boris Becker (GER) 6/2 7/6 6/3
1984 John McEnroe (USA) b. Ivan Lendl (USA) 7/5 6/0 6/4
1983 John McEnroe (USA) b. Ivan Lendl (USA) 6/3 6/4 6/4
1982 Ivan Lendl (USA) b. John McEnroe (USA) 6/4 6/4 6/2
1981 Ivan Lendl (USA) b. Vitas Gerulaitis (USA) 6/7 2/6 7/6 6/2 6/4
1980 Bjorn Borg (SWE) b. Ivan Lendl (USA) 6/4 6/2 6/2
1979 Bjorn Borg (SWE) b. Vitas Gerulaitis (USA) 6/2 6/2
1978 John McEnroe (USA) b. Arthur Ashe (USA) 6/7 6/3 7/5
1977 Jimmy Connors (USA) b. Bjorn Borg (SWE) 6/4 1/6 6/4
1976 Manuel Orantes (ESP) b. Wojtek Fibak (POL) 5/7 6/2 0/6 7/6 6/1
1975 Ilie Nastase (ROM) b. Bjorn Borg (SWE) 6/2 6/2 6/1
1974 Guilllermo Vilas (ARG) b. Ilie Nastase (ROM) 7/6 6/2 3/6 3/6 6/4
1973 Ilie Nastase (ROM) b. Tom Okker (NED) 6/3 7/5 4/6 6/3
1972 Ilie Nastase (ROM) b. Stan Smith (USA) 6/3 6/2 3/6 2/6 6/3

venerdì, novembre 17, 2006

16-11-06 Pallavolo, Mondiali 2006 - Giappone. Gianni e il Novembre Russo.

Missione Ottobre Rosso, o meglio, "Novembre Russo" compiuta. L'armata rossa, dopo aver letteralmente spazzato via i nostri sogni di riconferma mondiale in semifinale, completa l'opera domando in una bellissima ed emozionante finale la pallavolo "bailada" delle brasiliane di Ze Roberto e sale meritatamente sul tetto del mondo per la prima volta da quando non c'è più U.R.S.S. stampato sulle loro magliette! E' la vittoria di Giovanni Caprara. Mi spiace tantissimo per le "mie" brasiliane che nel primo set hanno comunque mostrato il più bel volley giocato dell'intero mondiale nipponico ma sono contento per l'allenatore di Bergamo. Se lo stra-merita questo alloro mondiale perchè ha rivoltato questa squadra come un calzino. Ha trasmesso a tutte le sue ragazze fiducia nelle loro capacità, voglia di lottare (mai visto difendere così le russe) e alla fine ha inserito tutti i pezzi giusti (Kilic e Godina) al posto giusto tirandone fuori un ottimo mosaico degno del titolo di Campione del Mondo. E' una squadra con delle innegabili lacune tecniche (il libero Kryuchkova, per esempio, non è certamente il meglio "su piazza") ma anche con dei punti di forza notevoli. Una su tutte la n.5, Ljuba Kilic Sokolova la migliore (insieme alla bella carioca Jaqueline) giocatrice della finalissima di ieri. Lady Sokolova ha amalgamato tutte le altre spilungone che aveva intorno esaltandone i pregi e nascondendone i difetti. Attorno a lei è definitivamente esplosa la centrale Merkulova e le stangone Godina e Gamova sono tornate stellari come ai tempi migliori. Clamorosa l'incontenibile gioia e le lacrime della "gru" Ekaterina a fine match: saltellava felice come una ragazzina. E' l'immagine più bella della finale. Bravissima la stella della Dinamo Mosca, non solo perchè dall'alto del suo 2 e 04 ha schiacciato "il mondo" come al solito ma perchè ha saputo reagire, come tutte le compagne, ad un primo set a dire poco opaco, che non faceva presagire nulla di buono... e invece. Invece, complimenti alla Russia e al suo allenatore. Fa sempre piacere vedere un piccolo pezzo d'Italia pallavolistica vincente. Del pezzo "più grosso" , medaglia di legno dopo lo 0-3 incassato nella finalina per il bronzo dalle Serbe, preferisco non parlare. Illusione e poi delusione.

Il tabellino della finalissima:
Russia - Brasile 3-2 (15-25, 25-23, 25-18, 20-25, 15-13)

Russia: Borodakova 3, Bruntseva 0, Shashkova 19, Godina 13, Safronova 1, Kryuchkova (L), Gamova 28, Sheshenina 0, Merkulova 9, Kulikova 0, Akulova 4. All.: Gianni Caprara.
Brasile: Walewska 5, Mariannne 9, Carol 0, Fofao 3, Fabiana 16, Sassà 4, Jaqueline 19, Sheilla 22, Fabi (L), Renatina 3. All.: Zè Roberto.
Note - spettatori 3.820; durata set 21’, 25’, 23’, 24’, 17’, tot. 1h 50’ -
Russia: battute vincenti 4, sbagliate 10; ricezione 55%; attacco 50%, 12 errori; muro 12 punti -
Brasile: battute vincenti 10, sbagliate 9; ricezione 59%; attacco 45%, 18 errori; muro 6 punti.

L'albo d'oro:

1952 Mosca: Unione Sovietica
1956 Parigi: Unione Sovietica
1960 Rio de Janeiro: Unione Sovietica
1962 Mosca: Giappone
1967 Tokyo: Giappone
1970 Sofia: Unione Sovietica
1974 Guadalajara: Giappone
1978 Leningrado: Cuba
1982 Lima: Cina
1986 Praga: Cina
1990 Pechino: Unione Sovietica
1994 San Paolo: Cuba
1998 Tokyo: Cuba
2002 Berlino: Italia
2006 Giappone: Russia

martedì, novembre 14, 2006

14-11-06 Tennis, Sony Ericsson Championship: La maestra Ju-Ju.

La maestrà è lei, la piccola "puffetta" (vista l'improponibile maglia azzurra con la quale si è schierata nell'arena di Madrid n.d.r.) Ju-Ju. Il Wta Championship, o Masters che dir si voglia, ha emesso i suoi verdetti finali e per una volta, a dispetto di una formula (quella a gironi eliminatori che l'Atp vorrebbe rendere la "regola" già dal 2007) discutibile, sono assolutamente condivisibili: numero uno del mondo e delle classifiche Justine Henin, ad un'incollatura la regina di Wimbledon Amelie Mauresmo, gradino basso (anche se il ranking la vorrebbe d'argento) del podio per la bella siberiana Maria Sharapova, solo medaglia di legno ad una Kim Clijsters in netta ripresa dopo il lungo infortunio al polso patito quest'estate. Ecco l'articolo del grandissimo Rino Tommasi che sulla Gazzetta dello Sport celebra la campionessa belga e la sua meritata vittoria all'atto conclusivo della stagione femminile di tennis:

"Il Masters alla Henin. E' la regina dell'anno" di Rino Tommasi, La Gazzetta dello Sport 13.11.2006

Il successo di Justine Henin che è diventata la prima giocatrice del mondo alla fine di una stagione nella quale era stata finalista in tutte e 4 le prove dello slam, è anche un bel manifesto per il tennis. Il successo della ragazza belga dimostra che non è necessario avere i muscoli della Mauresmo o i centimetri della Sharapova per imporsi in una disciplina in cui contano anche la tecnica (quella della Henin è la migliore tra i tennisti, uomini compresi, in attività), la solidità nervosa e la saggezza tattica.
Conferma anche, la vittoria di Justine, una vecchia regola resa possibile dall’imperfetta formula del Masters per cui due giocatori possono trovarsi di fronte due volte nella stessa competizione. Così, come è successo spesso, chi ha vinto la prima partita ha perso la seconda. Infatti la Mauresmo aveva battuto la Henin nell’ultimo incontro del girone eliminatorio: la Henin però era già sicura della qualificazione, la Mauresmo aveva bisogno di vincere. Il verdetto della finale è stato piuttosto netto. La Henin è andata avanti già 4-2 nel primo set. Vinto il primo per 6/4, la Henin è andata avanti di un break all’inizio del secondo, lo ha restituito ma dal 3 pari è arrivata al traguardo con grande sicurezza. La Henin, che ha 24 anni, in carriera ha conquistato cinque titoli del Grande Slam (l’ultimo quest’anno al Roland Garros), era già stata numero uno per 45 settimane nel 2003 poi nel 2004, dopo aver iniziato la stagione vincendo l’Australian Open, è stata bloccata da un infortunio e da altri problemi concludendo l’anno al numero 8. La rinascita è iniziata l’anno scorso con la vittoria a Parigi ripetuta quest’anno quando ha aggiunto alla qualità la continuità.

Nulla da aggiungere se non uno dei suoi “Allez” con cui la belga si carica in campo. Allez Ju-Ju.

I 28 (29 con le Olimpiadi) Tornei di singolo vinti dalla Belga:

1.1999 Anversa, Belgio Terra Sarah Pitkowski (Francia) 6-2 6-1
2.2001 Goald Coast, Australia cemento Silvia Farina Elia (Italia) 7-6 6-4
3.2001 Canberra, Australia cemento Sandrine Testud (Francia) 6-2 6-2
4.2001 'S-Hertongenbosch, Paesi Bassi erba Kim Clijsters (Belgio) 6-4 3-6 6-3
5.2002 Berlino, Germania terra Serena Williams (Usa) 6-2 1-6 7-6
6.2002 Linz, Austria sintetico Alexandra Stevenson (USA) 6-3 6-0
7.2003 Dubai, Emirati Arabi cemento Monica Seles (USA) 4-6 7-6 7-5
8.2003 Charleston, Usa terra Serena Williams (Usa) 6-3 6-4
9.2003 Berlino, Germania terra Kim Clijsters (Belgio) 6-4 4-6 7-5
10.2003 Roland Garros, Francia terra Kim Clijsters (Belgio) 6-0 6-4
11.2003 San Diego, Usa cemento Kim Clijsters (Belgio) 3-6 6-2 6-3
12.2003 Toronto, Canada cemento Lina Krasnoroutskaya (Russia) 6-1 6-0
13.2003 Us Open, Usa cemento Kim Clijsters (Belgio) 7-5 6-1
14.2003 Zurigo, Svizzera cemento Jelena Dokic (Serbia) 6-0 6-4
15.2004 Sidney, Australia cemento Amelie Mauresmo (Francia) 6-4 6-4
16.2004 Australian Open, Australia cemento Kim Clijsters (Belgio) 6-3 4-6 6-3
17.2004 Dubai, Emirati Arabi Uniti cemento Svetlana Kuznetsova (Russia) 7-6 6-3
18.2004 Indian Wells, Usa cemento Lindsay Davenport (USA) 6-1 6-4
N/A.2004 Giochi Olimpici, Grecia cemento Amelie Mauresmo (Francia) 6-3 6-3
19.2005 Charleston, Usa terra Elena Dementieva (Russia) 7-5 6-4
20.2005 Varsavia, Polonia terra Svetlana Kuznetsova (Russia) 3-6 6-2 7-5
21.2005 Berlino, Germania terra Nadia Petrova (Russia) 6-4 4-6 6-2
22.2005 Roland Garros, Francia terra Mary Pierce (Francia) 6-1 6-1
23.2006 Sidney, Australia cemento Francesca Schiavone (Italia) 4-6 7-5 7-5
24.2006 Dubai, Emirati Arabi Uniti sintetico Maria Sharapova (Russia) 7-5 6-2
25.2006 Roland Garros, Francia terra Svetlana Kuznetsova (Russia) 6-4 6-4
26.2006 Eastbourne, Inghilterra erba Anastasia Myskina (Russia) 4-6 6-1 7-6
27.2006 New Haven, Usa cemento Lindsay Davenport (Usa) 6-0 1-0 Rit
28.2006 Wta Championship Madrid, Spagna Sintetico Amelie Mauresmo (Francia) 6-4 6-3

lunedì, novembre 13, 2006

12-11-06 Calcio, Serie A 2006-07 11a. Giornata. Dalla Rabona ai cucchiai, antologia di una domenica spettacolare.

Dalla rabona di Aquilani al sombrero di Riganò passando per i cucchiai di Rocchi e Di Michele: cronistoria di una domenica bestiale, pardon, spettacolare. Perchè il nostro campionato di calcio, anche senza la Juventus, è probabilmente ancora il più bello del mondo. Si deve partire, e non solo per questioni di ordine alfabetico, da Alberto Aquilani. Noblesse d'oblige visto la magia sfornata in un San Siro, la Scala del Calcio, stracolmo sabato sera. Quella magia del romanista si chiama rabona, è un passo di danza e a sentire gli argentini è roba loro proprio come il tango. La Storia del Calcio indica in Diego Armando Maradona, El Pibe de Oro non un Daniel Borghi qualsiasi (che comunque a suon di rabone incantò e turlupinò anche il primo Berlusconi neo presidente rossonero n.d.r.), il suo naturale profeta. Dieguito l'ha plasmata, firmata, personalizzata e divulgata ai posteri. Da Barcellona a Napoli e poi in tutto il mondo. In Italia lo specialista della materia era l'ala destra granata Giovanni Roccotelli. Funambolo di mestiere, artista del pallone, tanto da far scrivere che "vale più un cross di Roccotelli che tutto il campionato di baket". Nessuna rabona, purtroppo, nel Torino di ieri spettatore non pagante però del mortifero cucchiaio di David Di Michele. Cucchiaio prezioso come quello d'argento bianc-azzurro di Tommaso Rocchi uno che mercoledì, non a caso, vestirà per Donadoni solo d'azzurro proprio come l'enfant prodige giallorosso. Tra la rabona e il cucchiaio c'è di mezzo il sombrero di Christian Riganò. 32 candeline non sono mai troppe per (ri)scoprirsi capocannoniere della massima serie dopo anni di gavetta da dilettante nel Lipari a 400 mila vecchie lire al mese. Ieri l'ottava meraviglia di questo campionato targato Messina, il sombrero, alla Rivaldo visto che la paternità di questa magia la "reclamano" i brasiliani: morbido e beffardo pallonetto sopra la testa di un difensore del Cagliari e poi botta secca in rete per l'effiemero 1-0. Applausi alla fibra sempreverde del signor Riganò che finalmente arrivato (tardi), dopo essere stato protagonista del ritrono della Fiorentina dalla C2 alla A, all'esordio nel massimo palcoscenico calcistico lo ha realisticamente sdoganato così, senza falsa emozione: "Sempre meglio che lavorare" . E allora buona meritata permanenza in serie A mister Riganò e 100 di queste domeniche bestiali di gran calcio a noi.

Per chi se la fosse persa la rabona di Alberto Aquilani in A.C. Milan - A.S. Roma:
Alberto Aquilani, la rabona

... e siccome "melius abundare quam deficere" l' "aurelio" di Rodrigo Taddei in Champions durante Olympiakos-Roma:
Rodrigo Taddei, l'aurelio

domenica, novembre 12, 2006

11-11-06 Calcio, Serie A 11esima Giornata - AC Milan- AS Roma=1-2 Totti suona sempre due volte.

Non c'era Ancellotti sulla panchina rossonera in quel lontano Milan-Roma del 23-3-1986. Eppure il "Carletto" (come lo chiama il presidente del Milan, di oggi come di allora, Silvio Berlusconi) c'era eccome in quella storica domenica di vent'anni fa a San Siro ma, scherzi del destino, era in campo con la maglia giallorossa e fu uno dei primi ad accorrere ad abbracciare Roberto Pruzzo dopo la sua zuccata vincente. Sono passati 4 lustri, non ci sono più "Svengo" Eriksson e il "barone" Liedholm sulle rispettive panchine ma Carletto Ancellotti c'è ancora ed è ancora, scherzi del destino dicevamo, testimone del "sacco della Milano rossonera" da parte dei legionari romanisti, oggi guidati dalle sapienti strategie del generale Spalletti e dal suo leader indiscusso sul campo Francesco Totti. L'ex "pupone" decisivo goleador di volèe e poi di testa come Roberto Pruzzo vent'anni fa. E' proprio vero, a volte ritornano... gli scherzi del destino. Pagellone, senza scherzi :
Doni: voto 7 La traversa gli è amica per ben due volte ma lui blocca e/o respinge tutto il resto. Ventosa.
Panucci: voto 6+ Jankulowski lo mette alla corda nel primo tempo ma lui restituisce la pariglia nella ripresa. Diesel.
Mexes: voto 7 Un paio di interventi rischia tutto si Kakà da cineteca del difensore perfetto. Gigante.
Cassetti: s.v. Entra per tamponare l'arrembaggio finale rossonero. Missione compiuta.
Chivu: voto 6+ Per una volta cede lo scettro del più bravo al compagno di reparto francese. Spalla di lusso.
Tonetto: voto 6.5 Mostruosa la diagonale difensiva con chiusura in tackle su Oliveira lanciato a rete appena 5 minuti dopo il vantaggio di Totti. Spaccata.
Pizarro: voto 5.5 L'aria di Milano ne inibisce l'estro e ne rallenta la regia. Transfert negativo.
De Rossi: voto 6 Mai domo nella battaglia in mezzo al campo difetta di precisione sotto porta. Sprecone.
Perrotta: voto 5.5 L'influenza ne placa i bollenti spiriti guerrieri. Raffre"dd"ado.
Taddei: voto 6 Gara di sacrificio e contenimento sull'intasato binario destro. Duttile.
Mancini: voto 6- L'assist del 2-1 rivaluta una prova nervosa e sottotono. Opaco.
Aquilani: voto 7 La rabona nell'azione vittoria vale da sola il prezzo del biglietto. Enfant prodige.
Totti: voto 7.5 Il pupone era stato avvistato con "pupa & pupino" ieri in visita segretissima a Milanello... e invece, non pago, ha bussato due volte anche a San Siro. Ospite (s)cortese
Dida: voto 6.5 Salva il salvabile nonostante colpo della strega. Incerottato.
Simic: voto 6 Si tuffa in attacco per farsi perdonare la disattenta chiusura su Totti nell'azione dello 0-1. Cingolato.
Maldini: voto 5.5 Il tempo è poco galantuomo con questo grandissimo campione. Affannato.
Nesta: voto 5.5 A.A.A. cercasi disperatamente vero Nesta. Scomparso.
Jankulowski: voto 6 Spinge parecchio chiude a sufficienza. Nel limbo.
Pirlo: voto 5 C'era una volta il metronomo piu' forte del mondo...
Brocchi: voto 6/7 Sostituire Ringhio lo esalta e lui trova pure l'eurogoal dell'illusorio pareggio. Invasato.
Seedorf: voto 5/6 Offende ma non difende. Sanguinolenta la palla persa su Tonetto che costa il match al Milan. Scippato.
Kakà: voto 6 Il solito treno accelerato che viaggia nel deserto dell'attacco rossonero. Capolinea.
Oliveira: voto 5/6 Magari passarla qualche volta sarebbe pure utile. Egoiste.
Gilardino: voto 5 Ripiomba nell'anonimato. Lost.
Inzaghi: voto 5.5 Lo si nota solo perchè impreca tutto e tutti. Alta tensione.

martedì, novembre 07, 2006

7-11-06 Basket, Earvin Johnson: 15 anni dopo è ancora Magic.

Earvin Magic Johnson, quindici anni dopo, è ancora Magic anche senza quel pallone Spalding tra le mani fatate. E Magic è anche il suo modo di insegnarci a "stare in campo" nella vita. L'articolo di Marco Pastonesi a pagina 25 di Sportweek di questa settimana:
Un giorno, è il 7 novembre 1991, convoca una conferenza stampa. Importante, fa sapere, cercate di venire tutti. Sarà un nuovo sponsor, pensano, una nuova iniziativa. Lui è Magic Johnson e da anni ha abituato la gente, e perfino i giornalisti, a prendere il basket non solo come uno spettacolo ma come un divertimento, che non è la stessa cosa, e a innalzarlo anche ad arte. Invece no. Si capisce subito che tira un'aria diversa, e gli bastano poche parole per annunciare al mondo che lui, Magic, è affetto da H.I.V., è sieropositivo. Lo dice serio e sereno. E' sempre Magic, non sarà mai Tragic. Ma la notizia è una bomba: scoppia, deflagra, investe il pianeta. E lo cambia. Bisogna pensare a 15 anni fa, ai tabù e all'ignoranza, ai pregiudizi e alle paure, e ai limiti della scienza. Magic smette di giocare: non preoccupatevi per me, io ce la farò, preoccupatevi per voi, per i vostri figli, per questo modo di vivere e di fare l'amore. Gli danno cinque anni di vita, ma la ricerca va avanti, e va avanti anche lui, sempre più Magic: 10 anni, adesso 15, ha ricominciato a giocare, come al solito, per divertimento, e non ha mai smesso di sorridere, e di spiegare che bisogna essere prudenti. La vita non è una partita di Basket: alla prodezza, al primato, al tiro da tre all'ultimo secondo si può anche rinunciare.

Il sito ufficiale di Magic: www.magicjohnson.org

lunedì, novembre 06, 2006

5-11-06 Maratona di New York 2006 - Dean Karnazes: il Filippide del 2000.

Correre, correre lontano dai problemi, lontano da tutto e tutti. Correre per non pensare o forse per pensare a come girare pagina nella vita. Correre per stare bene punto e basta. Come Forrest Gump, fino a consumarsi le scarpe, fino a sputare l'ultima goccia di respiro che si ha in corpo. C'era anche lui ieri nella carica dei 37000 della Maratona della Grande Mela anno 2006. No, lui non è il vincitore, il brasiliano Gomes; no, lui è Dean Karnazes e forse un po' vincitore lo è anche lui. Dean Karnazes è l'erede a stelle e striscie del leggendario Filippide e ieri ha completato la sua personalissima sfida concludendo la 50esima maratona in 50 giorni, una in ogni stato dell'Unione, finendo in bellezza, ovviamente a NY. In totale, ha corso per 8 giorni 13 ore 29 minuti e 35 secondi... incredibile, ma vero. Non tutti però sanno che questo ironman 43enne di San Francisco non è sempre stato un novello Gump. L'"uomo sempre di corsa" non correva affatto un tempo, anzi. La scintilla del moto perpetuo in corsa gli si è accesa dopo una forte depressione causata dalla morte della sorella. Un giorno ha calzato le scarpe da jogging ed ha incominciato a correre il più lontano possibile da quel dolore che non lo lasciava respirare e non ha più smesso. Ha partecipato per ben otto volte alla più vecchia ultra-maratona d’America, la Western States, e poi ha percorso per ben cinque volte il deserto della morte, la famosa Bad Water di 217 km, vincendo l’edizione del 2004 con un tempo di 27h 22’ e 48”, e poi ha corso a - 48 c° alla maratona del polo sud e infine ieri ha compiuto la "folle" impresa delle 50 maratone in 50 giorni. "La vita è sempre una lotta, e mi sento vivo solamente quando devo soffrire" è il suo marchio di fabbrica. "Essere un ultramaratoneta - ha detto - per me è il saper raggiungere la parte più profonda del proprio cuore e attingere alla riserva di volontà e determinazione che si nasconde in tutti noi"... e allora non ti fermare Dean. Continua a correre verso i tuoi sogni o lontano dai tuoi problemi. Run & Good Luck guy.

Il Sito ufficiale dell' Ultramarathonman:
Ultramarathonman Official Website

L'albo d'oro della Maratona di New York da oggi al 1970:

Uomini:
2006 _ Marilson Gomes dos Santos, Bra, 2:09:58
2005 _ Paul Tergat, Ken, 2:09:30
2004 _ Hendrik Ramaala, Saf, 2:09:28
2003 _ Martin Lel, Ken, 2:10:30
2002 _ Rodgers Rop, Ken, 2:08:07
2001 _ Tesfaye Jifar, Eti, 2:07:43
2000 _ Abdelkhader El Mouaziz, Mar, 2:10:09
1999 _ Joseph Chebet, Ken, 2:09:14
1998 _ John Kagwe, Ken, 2:08:45
1997 _ John Kagwe, Ken, 2:08:12
1996 _ Giacomo Leone, Ita, 2:09:54
1995 _ German Silva, Mes, 2:11:00
1994 _ German Silva, Mes, 2:11:21
1993 _ Andres Espinosa, Mes, 2:10:04
1992 _ Willie Mtolo, Saf, 2:09:29
1991 _ Salvador Garcia, Mes, 2:09:28
1990 _ Douglas Wakihuri, Ken, 2:12:39
1989 _ Juma Ikangaa, Tan, 2:08:01
1988 _ Steve Jones, GB, 2:08:20
1987 _ Ibrahim Hussein, Ken, 2:11:01
1986 _ Gianni Poli, Ita, 2:11:06
1985 _ Orlando Pizzolato, Ita, 2:11:34
1984 _ Orlando Pizzolato, Ita, 2:14:53

1983 _ Rod Dixon, Nzl, 2:08:59
1982 _ Alberto Salazar, Usa, 2:09:29
1981 _ Alberto Salazar, Usa, 2:08:13
1980 _ Alberto Salazar, Usa, 2:09:41
1979 _ Bill Rodgers, Usa, 2:11:42
1978 _ Bill Rodgers, Usa, 2:12:11
1977 _ Bill Rodgers, Usa, 2:11:28
1976 _ Bill Rodgers, Usa, 2:10:09
1975 _ Tom Fleming, Usa, 2:19:27
1974 _ Norb Sander, Usa, 2:26:30
1973 _ Tom Fleming, Usa, 2:21:54
1972 _ Sheldon Karlin, Usa, 2:57:52
1971 _ Norm Higgins, Usa, 2:22:54
1970 _ Gary Muhrcke, Usa, 2:31:38

Donne:
2006 _ Jelena Prokopcuka, Let, 2:25:05
2005 _ Jelena Prokopcuka, Let, 2:24:41
2004 _ Paula Radcliffe, GB, 2:23:10
2003 _ Margaret Okayo, Ken, 2:22:31
2002 _ Joyce Chepchumba, Ken, 2:25:56
2001 _ Margaret Okayo, Ken, 2:24:21
2000 _ Ludmila Petrova, Rus, 2:25:45
1999 _ Adriana Fernandez, Mes, 2:25:06
1998 _ Franca Fiacconi, Ita, 2:25:17
1997 _ Franziska Rochat-Moser, Svi, 2:28:43
1996 _ Anuta Catuna, Rom, 2:28.18
1995 _ Tegla Loroupe, Ken, 2:28:06
1994 _ Tegla Loroupe, Ken, 2:27:37
1993 _ Uta Pippig, Ger, 2:26:24
1992 _ Lisa Ondiecki, Aus, 2:24:40
1991 _ Liz McColgan, GB, 2:27:23
1990 _ Wanda Panfil, Pol, 2:30:45
1989 _ Ingrid Kristiansen, Nor, 2:25:30
1988 _ Grete Waitz, Nor, 2:28:07
1987 _ Priscilla Welch, GB, 2:30:17
1986 _ Grete Waitz, Nor, 2:28:06
1985 _ Grete Waitz, Nor, 2:28:34
1984 _ Grete Waitz, Nor, 2:29:30
1983 _ Grete Waitz, Nor, 2:27:00
1982 _ Grete Waitz, Nor, 2:27:14
1981 _ Allison Roe, Nzl, 2:25:29
1980 _ Grete Waitz, Nor, 2:25:41
1979 _ Grete Waitz, Nor, 2:27:33
1978 _ Grete Waitz, Nor, 2:32:30
1977 _ Miki Gorman, Gia, 2:43:10
1976 _ Miki Gorman, Gia, 2:39:11
1975 _ Kim Merritt, Usa, 2:46:14
1974 _ Kathrine Switzer, Usa, 3:07:29
1973 _ Nina Kuscik, Usa, 2:57:07
1972 _ Nina Kuscik, Usa, 3:18:41
1971 _ Beth Bonner, Usa, 2:55:22
1970 _ Nessuna vincitrice

sabato, novembre 04, 2006

2-11-06 Calcio, Coppa U.E.F.A. Partizan Belgrado-Livorno. Marco Amelia come Benji Price.


In principio fu Benji Price (alias Genzo Wakabaiashi per l' "Elenco telefonico dei portieri immaginari" n.d.r.) che in una finalissima al cardiopalma del campionato nazionale giovanile giapponese tra la New Team e la Muppet decise di rompere quel vecchio schema che vuole il portiere prigioniero della sua area di rigore: il portierone dalla divisa color "Anas", emulo del futuro miglior George Weah, riuscì nella Fuga per la Vittoria facendosi tutto il campo palla al piede per poi infilare con un perentoreo destro l'attonito avversario Ed Warner. La storia più reale dei numeri uno non è, ahinoi, altrettanto ricca di tali prodezze. Pochi ma buoni nel club dei goalkeeper goleador. Il fondatore, secondo alcune correnti di pensiero dominanti, sarebbe Lucidio Sentimenti, estremo difensore di Torino e Lazio con l'hobby del rigore. Il più celebre è, senza dubbio, il paraguayano Chilavert che vanta un tabellino di tutto rispetto di 62 goal di cui ben due su azione. Il più bravo è il brasiliano Rogerio Ceni, paulista, che il 20 agosto scorso con storica doppietta ha portato il suo bottino di caccia a 64 goal tra rigori e punizioni: un cecchino del calcio da fermo. In Germania, la lieta novella calcistica racconta di Hans Jorg Butt e di Jans Lehmann, vecchia e mai rimpianta conoscenza della San Siro rossonera. E l'Italia? Terra di pittori, poeti e... portieri attaccanti ovviamente. Memorabili i colpi di testa di Michelangelo Rampulla in un Cremonese-Atalanta del '92 e di Massimo Taibi che lo imito' nel 2001 con la Reggina contro l'Udinese. L'ultima tessera di questo club esclusivissimo, che vanta anche soci meno celebri ma altrettanto bravi come Emanuele Manitta che fece centro in C2 col Messina e Attilio Gregori che nella stessa categoria fece altrettanto per ben due volte per la sua Lodigiani, è stata rilasciata giovedì sera al nazionale Marco Amelia. Già, proprio il portierone del Livorno che con la forza della disperazione al 93esimo minuto è salito, disubbediendo ai compagni che lo volevano immobile palo tra i pali, fino all'area avversaria per inzuccare di prepotenza il pallone dell'uno pari tra Partizan Belgrado e Livorno. Primato non da poco per l'ultimo arrivato visto che un goal nelle Coppe Europee per un portiere italiano è una rarità. Marco Amelia, professione portiere goleador, tessere valida per la Comunità Europea e scusate se è poco.

mercoledì, novembre 01, 2006

30-10-06 Moto GP, Gran Prix Valencia 2006. Troy Bayliss, la stoffa del campione senza tempo.


"Veni, vidi, vici" firmato Troy Bayliss, il campione senza tempo della Ducati. L'era delle MotoGP da 990cc si era aperta col podio di Loris Capirossi a Suzuka nel 2003 (proprio al debutto della Desmosedici n.d.r.) e, alla faccia dei corsi e ricorsi di storica memoria, si è conclusa domenica davanti ai favolosi 129.000 tifosi di Valencia con la brillante doppietta Ducati: Troy Bayliss vincitore e Loris Capirossi grande secondo. Si, avete letto bene: Mr. Troy Bayliss, proprio lui. Il campione del mondo dells Superbike 2006 ha coronato una stagione assolutamente indimenticabile colla ciliegina sulla torta di una meastosa gara in "prima classe": 30 giri al comando, senza rivali, tutti in riga dietro la rossa n.12, dal compagno-amico Capirex fino al neo-campione del Mondo Hayden passando per Valentino Rossi, Pedrosa e Melandri. Alla faccia di quando sentiamo "il telaio nuovo non mi piace... e ma il chattering... e poi le gomme... e il compagno di scuderia che mi ostacola...le sospensioni che non sospensionano... il sabato la moto mi divertiva... ma la domenica non è più lei... ", zero scuse, zero preparazione, solo gas a manetta e tanta polvere negli occhi a chi inseguiva i suoi tubi di scarico. Geroge Bernard Show diceva che "Non si smette di giocare perchè si invecchia ma che si invecchia perchè si smette di giocare" e Troy, a 38 anni suonati, ne è la prova vivente. Conoscendolo, non abboccherà alle false sirene della MotoGP. E' stato il suo favoloso canto del cigno nella classe regina e noi gli siamo grati ancora di più. Grazie per averci fatto sognare "giocando" ancora una volta per noi. Della caduta di Valentinik e del mondiale s-fumato e finito al Kentucky Kid non riesco ancora a parlare. Sorry, troppa delusione.
L'intervista a Troy Bayliss a fine gara:
"E' stato un weekend particolare, con lieto fine! Ho avuto una stagione incredibile: ho vinto il Titolo Mondiale Superbike e, appena incominciavo a rilassarmi, è arrivato l'invito della Ducati per partecipare a quest'ultima gara MotoGP, che ovviamente non mi sono sognato di rifiutare! Ho portato al debutto la Desmosedici qui a Valencia a fine 2002, poi ci ho corso nel 2003 e nel 2004 e correre in sella all'erede della moto che ho visto nascere in occasione della sua ultima uscita, beh, era un'occasione che non potevo proprio lasciarmi scappare. Ho portato con me Ernesto Marinelli, Paolo Ciabatti e Davide Tardozzi e, insieme alla mia vecchia squadra che ho ritrovato qui, abbiamo costruito questa gara pian piano durante il weekend. Voglio ringraziare tutti quanti hanno reso possibile la mia partecipazione a questo grande evento ma aggiungo che è stata anche l'ultima mia apparizione in MotoGP: sto benissimo dove sono e credo sia meglio lasciare spazio ai giovani. Certo però che vincere qui è stato davvero incredibile: a quanto pare sono ancora piuttosto veloce!".