Dalla rabona di Aquilani al sombrero di Riganò passando per i cucchiai di Rocchi e Di Michele: cronistoria di una domenica bestiale, pardon, spettacolare. Perchè il nostro campionato di calcio, anche senza la Juventus, è probabilmente ancora il più bello del mondo. Si deve partire, e non solo per questioni di ordine alfabetico, da Alberto Aquilani. Noblesse d'oblige visto la magia sfornata in un San Siro, la Scala del Calcio, stracolmo sabato sera. Quella magia del romanista si chiama rabona, è un passo di danza e a sentire gli argentini è roba loro proprio come il tango. La Storia del Calcio indica in Diego Armando Maradona, El Pibe de Oro non un Daniel Borghi qualsiasi (che comunque a suon di rabone incantò e turlupinò anche il primo Berlusconi neo presidente rossonero n.d.r.), il suo naturale profeta. Dieguito l'ha plasmata, firmata, personalizzata e divulgata ai posteri. Da Barcellona a Napoli e poi in tutto il mondo. In Italia lo specialista della materia era l'ala destra granata Giovanni Roccotelli. Funambolo di mestiere, artista del pallone, tanto da far scrivere che "vale più un cross di Roccotelli che tutto il campionato di baket". Nessuna rabona, purtroppo, nel Torino di ieri spettatore non pagante però del mortifero cucchiaio di David Di Michele. Cucchiaio prezioso come quello d'argento bianc-azzurro di Tommaso Rocchi uno che mercoledì, non a caso, vestirà per Donadoni solo d'azzurro proprio come l'enfant prodige giallorosso. Tra la rabona e il cucchiaio c'è di mezzo il sombrero di Christian Riganò. 32 candeline non sono mai troppe per (ri)scoprirsi capocannoniere della massima serie dopo anni di gavetta da dilettante nel Lipari a 400 mila vecchie lire al mese. Ieri l'ottava meraviglia di questo campionato targato Messina, il sombrero, alla Rivaldo visto che la paternità di questa magia la "reclamano" i brasiliani: morbido e beffardo pallonetto sopra la testa di un difensore del Cagliari e poi botta secca in rete per l'effiemero 1-0. Applausi alla fibra sempreverde del signor Riganò che finalmente arrivato (tardi), dopo essere stato protagonista del ritrono della Fiorentina dalla C2 alla A, all'esordio nel massimo palcoscenico calcistico lo ha realisticamente sdoganato così, senza falsa emozione: "Sempre meglio che lavorare" . E allora buona meritata permanenza in serie A mister Riganò e 100 di queste domeniche bestiali di gran calcio a noi. Per chi se la fosse persa la rabona di Alberto Aquilani in A.C. Milan - A.S. Roma:
Alberto Aquilani, la rabona
... e siccome "melius abundare quam deficere" l' "aurelio" di Rodrigo Taddei in Champions durante Olympiakos-Roma:
Rodrigo Taddei, l'aurelio


Nessun commento:
Posta un commento