domenica, luglio 15, 2007

15-07-2007 Tennis, Hall Of Fame. C'era solo...

C'era solo...
C'era solo Andrè Agassi. Ebbene si, devo ammetterlo: all'inizio c'era solo lui, il Kid di Las Vegas! L'equazione era semplice semplice: tennis=Andrè Agassi. C'erano le sue foto meticolosamente ritagliate da Match-ball. C'era la sua maglietta punk giallo-nera-viola gelosamente ripiegata e custodita nel cassetto della mia camera accanto alla maglia numero 5 della Maggica. C'era solo il suo rock & roll tennis, quei suoi colpi velocissimi ed anticipati che toglievano il fiato tanto ai suoi avversari quanto a me e mio cugino che lo guardavamo rapiti in televisione al Roland Garros. C'era quel suo mulinare rapido la racchetta che cercavo invano di imitare nelle mie super-sfide nel cortile di casa contro il muro o gli amici. Certo c'era anche Superbrat Mcenroe, c'erano Edberg&Chang (e l'indimenticabile finale del Rollando '89... la prima partita di tennis che mi ha inchiodato alla poltrona con lo sguardo fisso su Rai 3), c'erano i voli di Bum-Bum sull'erba londinese, c'era Lendl e le sue sopraciglia strappate... c'erano tutti questi grandi giocatori, ma per me il tennis era Andrè! Era la mia risposta definitiva, l'avrei accesa a qualsiasi tele-quiz. E invece... mi sbagliavo.
Il 10 settembre 1990 durante la finale degli Us open scoprii Pete Sampras. Mi sfuggivano, da agassiano doc (o almeno così credevo), le sperticate lodi del magico trio Tommasi-Clerici-Scanagatta per l'"altro" nel pre-match. Chiaro caso di abbaglio immaginavo. E invece... mi sbagliavo per la seconda volta.
Me lo ricordo ancora Pistol-Pete. Era magro, molto più di Andrè, ciondolante, sembrava più piccolo della sua età, un liceale sbalzato per chissà quale strano incantesimo nel bel mezzo di una finale dello Slam. Aveva i capelli neri, corti, niente a che vedere colla bionda zazzera ribelle del Kid. Sapeva di classico, di bello, come quella sua maglietta quasi totalmente bianca. Non mi ci è voluto molto, mi è bastato il primo piano di tele-capodistria sugli occhi scuri dell' "altro" per capire che non era li per caso: era un predestinato, un guerriero, un campionissimo come quello che il Signor Tacchini gli aveva disegnato sulla maglia. Non c'è stato bisogno di arrivare al 6-4 del primo set nè di attendere "la vittoria con punteggio discendente" come la definì Rino Tommasi in telecronaca... Agassi non c'era più. Tabula rasa. Il tennis, il mio tennis, aveva definitivamente perso i colori sgargianti di Andrè e aveva metabolizzato in modo indelebile i gesti "bianchi" di Pete Sampras. Il dritto saetta di Pete era subito diventato IL diritto! La volèe nel tennis poteva solo essere quella sua dolce carezza che accompagnava gentile la pallina qualche centimetro piu' in la della rete. E poi c'era il servizio... l'ultima arma a cui si ancoravano disperate le sue (di giocatore) e le mie (di tifoso) speranze di vittoria nelle giornate piu' nere ed anemiche. Per ultimo c'era il rovescio... la croce e la delizia del suo/mio tennis: se il rovescio era centrato, e lo capivi subito, allora non ce ne era per nessuno... nemmeno Superman con la racchetta poteva fermarlo. In quelle giornate di "perfezione" era impossibile dopo averlo visto in televisione non scendere di sotto in cortile a giocare: il suo tennis era di una bellezza contagiosa. E' nata così la mia passione tennistica per Sampras, all'improvviso in quella sera di fine estate Pietrino è (e lo è ancora oggi) diventato IL tennis, come Senna era, per me, LA f1; Van Basten IL calcio o Popov IL nuoto... sono stato certamente vittima di una magia, difficile da spiegare, lunga altri 12 anni, 14 slam ed un'infintà di record e vittorie che forse nemmeno ricordo tutte. Ne verranno altri di Pete Sampras, ne è arrivato uno (forse ) più forte di nome Federer, arriverà anche il tennista perfetto (col servizio di Ivanisevic, la volèè di Mac, il rovescio di Edberg e chissà cos'altro) ma io avro', statene certi, sempre l'impressione che quel timido ragazzino, ciondolante sul center court di Flushing 17 anni fa, potrebbe batterli comunque tutti. E mi basta chiudere gli occhi per averne la certezza. Questa è la vera magia di Pete Sampras. Benvenuto nella Hall of Fame Pete !!!


NEWPORT TENNI HALL OF FAME OFFICIAL WEBSITE

domenica, luglio 08, 2007

7-07-2007 Tennis, Finale di Wimbledon. Allez Marion, too good Venus.

Le luci dei riflettori sono tutte giustamente puntate sul quarto trionfo londinese di Venus Williams, ma la Cinderella Story oggi, a differenza del 2005, non ha lei come attrice protagonista ma Marion Bartoli. E non importa se è mancato l'happy end o se la francesotta gioca un tennis tutto suo e stilisticamente inguardabile. Non è bella come la Sharapova? Non è brava come la Navratilova? Ma chissene... E' stata cmq grandissima. Ha affrontato la numero uno del mondo sul centrale di Wimbledon, a testa alta, altissima. La n.1 ragazzi, l'inarrivabile "Giustina" Henin, che a Parigi aveva piallato tutto e tutti e che era arrivata fino in semifinale quasi in pompa magna. Le ha recuperato tutto, le ha tirato di là anche le "pietre" e alla fine l'ha mandata in tilt. Ci ha riprovato con Venere; ha retto botta fino al 4-4 del primo set, poi le sono mancate le forze o le è venuta un pò di umana tremarella o semplicemente (come ha dichiarato lei stessa con inguenua sincerità nell' intervista finale) l'altra è la n.1 del mondo sull'erba e ci sta di perdere. E' stata simpaticissima e buffa con Pierce Brosnam (indicato da lei come vero motivo della sua rimonta sulla belga n.d.r.) e anche nella premiazione quando ha tentato di "scippare" il piatto della regina a Venus durante le foto finali. Ce n'è abbastanza da esserne orgogliosi e credo che se ne sia finalmente reso conto anche quel suo padre troppo rigido quando è scoppiato a piangere ricevendo le sportive congratulazioni di Richard Williams. Magari la favola di Marion è finita qui, boh... sinceramente non importa. Questo sport regala storie bellissime, come quella della Williams, che hanno bisogno di 4 slam... pardon 4 capitoli per essere raccontate e poi ci sono della fiabe altrettanto straordinarie anche se scritte solo in 7 match... pardon 7 pagine. La favola di Marion, con tutti i suoi difetti, va benissimo cosi. Allez Marion e too good Venus.

Risultato finale : Venus William (Usa) b. Marion Bartoli (Fra) 6/4 6/1
Albo d'oro (dal 1957 ad oggi):
2007 V.E.S. Williams (USA, tds 23)
2006 A. Mauresmo (FRA, tds 1)
2005 V.E.S. Williams (USA, 14)
2004 M. Sharapova (RUS, 13)
2003 S.J. Williams (USA, 1)
2002 S.J. Williams (USA, 2)
2001 V.E.S. Williams (USA, 2)
2000 V.E.S. Williams (USA, 5)
1999 L.A. Davenport (USA, 3)
1998 J. Novotna (CZE, 3)
1997 M. Hingis (SUI, 1)
1996 S.M. Graf (GER, 1)
1995 S.M. Graf (GER, 1)
1994 I.C. Martinez (ESP, 3)
1993 S.M. Graf (GER, 1)
1992 S.M. Graf (GER, 2)
1991 S.M. Graf (GER, 1)
1990 M. Navratilova (USA, 2)
1989 S.M. Graf (GER, 1)
1988 S.M. Graf (GER, 1)
1987 M. Navratilova (USA, 1)
1986 M. Navratilova (USA, 1)
1985 M. Navratilova (USA, 1)
1984 M. Navratilova (USA, 1)
1983 M. Navratilova (USA, 1)
1982 M. Navratilova (USA, 1)
1981 J.M. Lloyd (USA, 1)
1980 R.A. Cawley (AUS, 1)
1979 M. Navratilova (USA, 1)
1978 M. Navratilova (USA, 2)
1977 S.V. Wade (GBR, 3)
1976 C.M. Evert (USA, 1)
1975 L.W. King (USA, 3)
1974 C.M. Evert (USA, 2)
1973 L.W. King (USA, 2)
1972 L.W. King (USA, 2)
1971 E.F. Goolagong (AUS, 3)
1970 B.M. Court (AUS, 1)
1969 P.F. Jones (GBR, 4)
1968 L.W. King (USA, 1)
1967 L.W. King (USA, 1)
1966 L.W. King (USA, 4)
1965 M. Smith (AUS, 2)
1964 M.E.A. Bueno (BRA, 2)
1963 M. Smith (AUS, 1)
1962 J.R. Susman (USA, 8)
1961 F.A.M. Mortimer (GBR, 7)
1960 M.E.A. Bueno (BRA, 1)
1959 M.E.A. Bueno (BRA, 6)
1958 A. Gibson (USA, 1)
1957 A. Gibson (USA, 1)

sabato, luglio 07, 2007

4-7-2007 Motori&Costume, Welcome 500 e benritrovata Torino.


C'è quella "bambina is very small" arrivata qui fin da Sydney, c'è "da grande diventerò una ferrari" stampato in bordeaux su una cinquecento tutta blu come il mare d'agosto, c'è quella tutta un mosaico, quella rossa trasformata come una ferrari, c'è il cinquino di bo & duke (la più bella imho), e poi quella tutta una nuvola, c'è la cinquecento "figlia dei fiori", ci sono le abarth, le alettonate, le spider e addirittura una con un carrello tenda a forma di 500 compressa. Ci sono quelle arancio, rosse pastello, verdi pisello, le gialle canarino o le blu puffo. C'è un mare di colori che anima d'allegria (e un velo di nostalgia) Piazza Vittorio Veneto. C'è la 500 che fu, c'è l'attesa spasmodica per quella che sarà, ma soprattutto c'è TORINO. C'è la città "delle olimpiadi", la piccola Parigi. Ci sono gli ex-bugia nen. 10 mila accreditati lungo il Po, 90-100 mila torinesi festanti in giro per la città. Farfalle colorate in volo in una magica notte Bianca. Un incanto, l'ennesimo che mi/ci regala questa spettacolare città. Ci ha (ci abbiamo) preso gusto oramai. E allora via, si spengono le luci lungo Corso Cairoli e sotto un tramonto da paura parte la musica ed è festa. Da "Ciao Bambina" al "Tuca Tuca" fino a "Sei grande" di Mina; è la colonna sonora che ha accompagnato negli anni chi ha guidato The original one. C'è l'applauso vero, sincero e fragoroso per Agnelli, ci sono i richiami a Fellini, alla Dolce vita, c'è perfino un' improbabile Claudia Gerini/Marylin. C'è una violoncellista con due gambe da cardiopalma e poi ci sono finalmente i fuochi che riempono il cielo di luci e botti. C'è Lauryn Hill (vista ma non sentita perchè mi ero spostato in una Piazza Castello stracolma, ma con megaschermo sciaguratamente senza audio). Non può mancare Pierino Chiambretti che da noi è un must e poi tocca all'attrice protagonista, all'attesissima 500. Arrivano dal cielo, tre ufo, tre oggenti "identificati", scendono leggere sulla piattaforma galleggiante, una, la quarta, invece continua a volare sospesa in aria, come volavano sospesi i sogni dei miei/nostri genitori sul leggendario cinquino. Il gran finale è la ciliegina sulla torta, il logo 500 che si illumina sulla città, l'ultima raffica di fuochi a mozzare il fiato e a salutare la nuova arrivata. E' nata una stella, titolano i giornali... una, la cinquecento, si... anzi, mi permetto di aggiungere, due stelle: la cinquecento e Torino, la piccola Parigi o, lasciatemi esagerare di brutto per un volta, con un pò di orgoglio sciovinista-cittadino, semplicemente la grande Torino. Torino c'è e la 500 pure, direbbe Guido Meda. Benritrovati.

SITO UFFICIALE DELLA NUOVA 500

venerdì, giugno 29, 2007

28-6-2007 Tennis, Wimbledon 2007. Goodbye Timbledon.

Niente da fare, nemmeno questa volta. Si è svuotata, anche quest'anno al secondo turno, l'affollata Henman's Hill. Timbledon saluta (per l'ultima volta? Speriamo di no) il suo sogno impossibile. L'Inghilterra perde l'amatissimo idolo di casa, che "sembra disegnato da un inglese che ama il tennis", ma purtroppo non abbastanza ben dipinto da andare oltre quattro semifinali nel Tempio. Se ne va Henman e con lui, obbiettivamente, il tennis più bello/divertente che abbiamo visto in questi primi 4 giorni di Torneo. Adesso arrivano i grandi match, ma il tennis su erba resta quello che ci hanno fatto vedere oggi Henman e Feliciano. Mirabilie con la racchetta. S&V sulla prima, sulla seconda, sulla terza (... se ci fosse... eheheheh) e poi chip&charge, risposte bloccate, demi-volèe impossibili, passanti di mezzo volo. "Rara avis" in questo tennis moderno. Molto vintage, pure troppo, visto che non ne fa più sfoggio nemmeno il Federer in stile anni '30 solo nell'elegantissimo pantalone. Il Serve&volley in (in)evitabile via d'estinzione. Bellissimo, ma inefficace, così ce lo raccontano i soloni e i maestri del gioco. Sarà pure così, ma io, oggi, mi sono divertito 'na cifra. Tim ha giocato quello che adesso è il suo miglior tennis, semplicemente Lopez è stato bravissimo e alla fine ne aveva di più. Difficile parlare di rimpianti british. Si poteva vincere almeno uno dei due set ceduti di un'incollatura ai tie-break? Direi di no. Di sicuro non il secondo, dove l'iberico non ha concesso che le briciole sul proprio servizio e anzi è stato Timbledon a dover fare i miracoli salvando ben 5 palle break nell'ottavo gioco. Se poi ci aggiungiamo che Feliciano era volato avanti di un break anche in avvio di terza partita, il quadro è completo. "Bella testa" questo Lopez, che avrebbe i numeri per volare parecchio alto su questi prati. Avrebbe, modo condizionale, perchè l'amicone di Rafa, sentito a casa Meloccaro e ben stuzzicato dal conduttore e da Bertolucci su quanto sia realmente convinto di avere nella borsa da tennis le carte vincenti per sbancare ai "tavoli" dei Championships, ha subito nicchiato, timido ed insicuro "... ma si... con un pò di fortuna... se Roger non arriva in finale...". Djokovic, agli Open d'Australia, alla vigilia del match (poi seccamente perso n.d.r.) contro Re Federer, alla domanda "cosa pensi di fare domani?" se ne era uscito con un "vincere" guascone e fin troppo spavaldo. Altra attitudine, altra testa, da campione annunciato nel caso del serbo, da promessa non completamente mantenuta per lo spagnolo. Bye bye Tim, thank you very much lo stesso.

Risultati vari:

Federer (1) b. Del Potro 6-2, 7-5, 6-1
Safin (26) b. Qureshi 6-4, 6-2, 7-6 (4)
Ljubicic (15) b. Hernych 6-4, 6-3, 6-4
Mathieu b. Ferrer (17) 6-3, 6-4, 6-3
Haas (13) b. Zib 6-3, 7-6 (5), 6-4
Ferrero (20) b. Muller 6-4, 6-4, 6-7 (2), 7-6 (8)
Blake (9) b. Pavel 6-4, 6-3, 6-3
Lopez b. Henman 7-6 (3), 7-6 (5), 3-6, 2-6, 6-1
Youzhny (14) b. Simon 6-4, 4-6, 3-6, 7-5, 6-4
Hewitt (16) b. Bolelli (Ita) 6-2, 6-2, 6-1
Djokovic (4) b. Delic 6-3, 3-6, 6-3, 7-6 (4)
Berdych (7) b. Llodra 7-6 (4), 7-6 (2), 3-6, 7-6 (4)
Davydenko (6) b. Guccione 3-6, 5-7, 7-6 (5), 6-4, 6-2.
Nadal (2) b. Eschauer 6-2, 6-4, 6-1

Azarenka b. Garbin (Ita, 21) 6-1, 6-3
Schnyder (15) b. Vinci (Ita) 2-6, 6-3, 6-2
Vaidisova (14) b. Pratt 6-3, 6-2
Chakvetadze (8) b. Poutchek 6-2, 6-1
Dementieva (12) b. Benesova 6-2, 6-2
Ivanovic (6) b. Tu 6-4, 6-3
Hantuchova (10) b. Likhovtseva 7-5, 7-6 (7-3)
Rezai b. Schiavone (Ita, 29) 6-4, 2-6, 6-4
V. Williams (23) b. Sromova 6-2, 6-2
Santangelo (Ita, 28) b. Wozniacki 6-0, 7-6 (7-4)
Kuznetsova (5) b. Mattek 7-6 (7-2), 6-4
Petrova (11) b. Mirza 6-2, 6-2
Morigami b. Safina (13) 6-4, 7-5
Sharapova (2) b. Bremond 6-0, 6-3
Mauresmo (4) b. Meusburger 6-1, 6-2

mercoledì, giugno 27, 2007

26-6-2007 Tennis, Wimbledon 2007. La stoffa del campione


Tutto secondo copione o quasi in questa seconda giornata di Wimbledon. "Quasi" perchè oggi ha steccato solo la pioggia, che tanto aveva disturbato all'esordio e di cui francamente oggi non
ne abbiamo proprio sentito la mancanza. Secondo appello e tutti
presenti i favoriti. Alla fine avanti tutti, sia i due fratelli (Roger e Nadal) sia le sette sorelle (Henin, Mauresmo, Jankovic, Sharapova, Ivanovic e le due Williams) come
chiama Rino Tommasi i possibili pretendenti ai titoli 2007. Infatti, all'uomo senza dritto (alias Mardy Fish n.d.r.) non è bastato calare 17 e più ace per mettere in difficoltà un centrato e concentrato Nadal. L'iberico è entrato nel Torneo con la T maiuscola con il piede giusto, anche se ora lo attende la probabile prova del 9 contro il bombardiere svedese Soderling al terzo insidioso turno. Qualche difficoltà in più per la bella Venus, che ha rischiato di farsi soprendere dalle padellate di diritto della semisconosciuta Kudryavtseva. La 18enne russa tra una crisi di nervi e una mazzata di diritto è scappata avanti di un set e di un break nel secondo set ed è stata anche a due punti dal match nel terzo parziale prima di sciogliere 7-5 alla stretta finale del set decisivo. Tutto bene, quel che finisce bene e allora ci si può permettere di concedere (più di) qualche sguardo al look e allo stile, che qui a Wimbledon contano più o almeno quanto un set portato a casa. Stravince, anche in questa gara, a mani basse Re Roger. Sempre lui. Impeccabile in pantalonato bianco puro stile anni 30'. Tra le pupattole il derby delle Maria (Sharapova vs Kirilenko) va di una incollatura alla numero due del mondo. Decisivo, oltre che molto sexy, il gonnellino in tulle della Sharapova. Made in Italy salvato dal completino griffato D&G sfoggiato da Volandri nel match contro il reddivivo Kiefer. Il risultato gli e ci è avverso, ma almeno la "stoffa" è da campione. Anche questo è Wimbledon.

Risultati seconda giornata:

Hantuchova (10) b. Pavlyuchenkova 6-0, 6-1
Mauresmo (4) b. Jackson 6-1, 6-3
Likhovtseva b. Camerin (Ita) 3-6, 6-1, 7-5
Jankovic (3) b. Keothavong 6-2, 6-0
Chakvetadze (8) b. Kerber 7-5, 6-3
Cornet b. Kirilenko 6-4, 6-4
Sharapova (2) b. Chan 6-1, 7-5
V. Williams (23) b. Kudryavtseva 2-6, 6-3, 7-5

Del Potro b. Sanguinetti (Ita) 3-6, 6-3, 6-4, 6-4
Gasquet (12) b. Ulihrach 6-3, 6-4, 6-4
Seppi (Ita) b. Hrbaty 7-6 (6), 6-1, 6-2
Safin (26) b. De Voest 7-6 (5), 6-4, 7-5
Blake (9) b. Andreev 6-3, 6-4, 6-4
Henman b. Moya (25) 6-3, 1-6, 5-7, 6-2, 13-11
Juan Carlos Ferrero (20) b. Hajek 7-6 (5), 6-4, 3-6, 2-6, 7-5.
Nalbandian (23) b. Zverev 6-3, 6-4, 6-2
Hewitt (16) b. Bloomfield 7-5, 6-3, 7-5
Nadal (2) b. Fish 6-3, 7-6 (4), 6-3
Berdych (7) b. Massu 7-6 (5), 6-4, 6-2
Bolelli (Ita) b. Garcia Lopez 4-6, 7-6 (5), 6-4, 6-4
Djokovic (4) b. Starace (Ita) 6-0, 6-3, 6-4
Kiefer b. Volandri (Ita) 6-3, 7-6, 6-1

lunedì, giugno 25, 2007

25-6-2007 Tennis, Wimbledon 2007. Cala la sera su Timbledon.

Cala la sera su Wimbledon, ma non su Timbledon. Sopravvive, per ora, il sogno leggermente (?) utopico di vedere finalmente Henman affermarsi sui verdi campi dell'All England Club. Soprattutto sopravvive Henman, alive dopo più di 3 ore di durissima battaglia con Carlos Moya. Mai banale il tennis di Mr.Pennetta. Spagnolo e terraiolo d'importazione, Carlitos si adatta bene ai campi veloci come d'altronde testimoniano le finali agli Australian Open e al Masters che impreziosiscono il suo curriculum vitae da ex n.1 del mondo. Nient'affatto allergico alle discese a rete (alla fine del quarto parziale le volèe vincenti a referto erano addirittura 15 pari n.d.r.), l'iberico ha messo in grandissima difficoltà l'idolo locale, riuscendo addirittura ad issarsi 4-2 al quinto set con ben due palle per il 5-2 pesante sul servizio Tim. Sull'orlo del baratro, qualche errore di troppo del maiorchino, il tifo occasionalmente calcistico di un Center Court che non ci stava a perdere da subito il suo ultimo campione e una maggiore aggressività dello stesso Henman hanno invece prodotto il ribaltone: 5-4 Henman, che sulle ali dell'entusiasmo, tra gli ultimi spicchi di luce, era lesto a guadagnarsi addirittura 4 match point. Vana fatica perchè il servizio di Moya teneva botta e sul 5-5 si andava tutti negli spogliatoi a prendere un lunghissimo thè caldo (Caressa dixit). Il sogno british di Timbledon è salvo, la Henman Hill prenotata almeno fino a domani, quando, secondo match sul centrale, riprenderà la sfida con Moya. 13 partecipazioni consecutive, 3 semifinali in 4 anni, spesso e volentieri stoppato dal futuro vincitore del torneo (Sampras 2 volte, Ivanisevic, Hewitt e Federer una a testa n.d.r.), un'altra manciata di quarti di finale: la fortuna è cieca, ma la sfiga nel suo caso ci (e lo) vede benissimo. Se poi, sale sulla coda, ci aggiungiamo che Moya-Henman è collocato nella parte di tabellone presidiata dal ritirato Murray e dal fragile Gasquet, direi che ci si può unire senza remore agli ultras pro Tim. L'occasione per togliersi qualche ultima legittima soddisfazione ci sarebbe... dubito sia d'accordo il fidanzato della nostra bella Flavia Pennetta. Go Tim.

Alcuni risultati di giornata:
Roger Federer (1) b. Teimuraz Gabashvili 6/3 6/2 6/4
Andy Roddick (3) b. Justin Gimelstob 6/1 7/5 7/6(3)
Fernando Gonzalez (5) b. Robbie Ginepri 3/6 7/6(1) 6/2 6/2
Tommy Haas (13) b. Zack Fleishman 6/3 6/4 6/2

Justine Henin (1) b. JorgelinaCravero 6/3 6/0
Serena Williams (7) b. Lourdes Dominguez Lino 7/5 6/0
Martina Hingis (9) b. Naomi Cavaday 6/7(1) 7/5 6/0
Marion Bartoli (18) b. Flavia Pennetta 6/3 6/1
Roberta Vinci b. Ashley Harkleroad 6/2 6/1

sabato, giugno 23, 2007

23-6-2007 Tennis, Wimbledon 2007: One More Night Marat


"One more night, one more night...
Please give me one more night, give me one more night
One more night cos I can't wait forever
Give me just one more night, oh just one more night
Oh one more night cos I can't wait forever
I've been sitting here so long..."

... cantava Phil Collins, non mi ricordo più nemmeno quanto tempo fa. La dea bendata del Tempio, irrispettosamente scomodata di venerdì mattina, ha emesso maliziosa i suoi verdetti. Tabelloni in vista e allora... One more match lo chiediamo noi a Marat. E questa volta al russo siamo pronti a chiederglielo due volte di fila. Due, perchè due sono, in linea teorica (premessa purtroppo necessaria quando si parla della lucida follia tennistica di Safin), i match che separano quest'ultimo dallo stellare terzo turno contro sua maestà Roger Federer. Ci siamo fermati subito nella lettura delle "sacre" tabelle. Ebbene si, ci permettiamo di trascurare il resto del sorteggio. Nadal subito contro Fish? No, grazie. Justine-Serena probabile quarto di finale? C'è tempo. Cosa dite? Maria Sharapova contro Venus Williams ancora prima, negli ottavi di finale??? Calma, calma; gli ottavi vengono dopo il terzo turno. Oltretutto, potrebbe benissimo non reggerci il cuore se il "matto" si ricorda del deja-vou australiano e torna a far tremare i polsi al divino Rogerio. Si sogna, è ufficiale e lo facciamo pure ad occhi aperti. "Matti" anche noi, come il nostro giocatore d'altronde. Eh-eh-eh. Ok, one more match al quadrato, solo questo. Step by step. Due passi. In fondo e in tutta sincerità, un pò sentiamo di meritarcele noi aficionados queste due vittorie perchè ci siamo stati e non abbiamo mai mollato, nella buona e nella cattiva sorte di questo matrimonio sportivo. Ci siamo stati con il Signor Nessuno Johansson e c'eravamo nelle giornate (se possibile) ancora più nere con i Wesley Whitehouse, Flavio Saretta e compagnia cantante. Non è scappato (quasi) nessuno. Ecco perchè ora lo vorremmo lì, dove uno come lui, uno con il suo sciagurato talento, uno che ha demolito Re Sampras a casa sua, deve stare: campo centrale di Wimbledon a giocarsela contro il miglior giocatore del mondo. Terzo turno o finale, ma che importa ?!!? Vada come vada. A quel punto si può anche andare al tappeto alla prima ripresa. Non ci sarebbe debaclè. La missione sarebbe comunque compiuta. Canto del cigno o memorabile rinascita... ai posteri l'ardua (?) sentenza. One more match, one more match... ben due volte Marat: ovviamente, De Voest e (forse) Qureshi permettendo. Lasciaci sognare ancora una notte.

I Tabelloni di Wimbledon - Wimbledon Main Draws

One More Night - Phil Collins (No jacket required) - Youtube.com

giovedì, giugno 21, 2007

21-6-2007 Tennis, Bjorn l'Orso e la (im)perfetta felicità di SuperMac.

Narrano gli antichi scriba di questo meraviglioso sport denominato tennis che in principio le chiavi del Regno di Wimbledon furono forgiate e consegnate, con buona pace del vecchio maestro Perry che da anni bramava l'avvento al trono di un erede di nobile sangue inglese, a Bjorn l'Orso. Il figlio di Odino con la racchetta era atleta forte, preparato, meticoloso e per queste qualità regnò sulla perfida albione per ben un lustro. E quando quasi più nessuno osava avvicinare il Golia nordico, arrivò da oltre oceano un ragazzetto, più bullo che bello, di nome John McEnroe a cambiare il corso della storia.
John, come disse bene Tim Adams, era l'Holden Caufield della racchetta. Un talento puro, abbagliante, ma "incapace e restio a crescere". Un campione "complesso, con molti conflitti irrisolti e costantemente in lotta con le falsità delle autorità sportive, i guardalinee addormentati e gli organizzatori di tornei con tanto di walkie-talkie". SuperMac era un adorabile stronzetto, come lo si poteva essere solo in quei ruggenti anni 80. Era come la (sua) Nuova York di quel tempo: ribelle, annoiato, viziato ed incivile, ma impossibile da non amare. John era i Rolling Stones del tennis giocato e parlato (o insultato, fate vobis). Irritava tutto e tutti, ma era anche ammirato da quasi tutti. Il perchè è presto detto: fu l'unico ad avere il coraggio e la follia di sfidare il Thor dalla luccicante armatura italiana.
Non si inchinava alla Regina, figuriamoci a Bjorn l'Orso. Cose "turche", mai viste e mai accadute nè prima nè mai più dopo nel Tempio. Materiale da epica dello sport anche e soprattutto per questo.
"L'ho visto uccidere Golia con una cerbottana, e vincere tornei solo per la sua presenza. Per il fatto di essere John McEnroe" diceva Peter Fleming, fido scudiero di doppio del SuperBrat. Fu profetico perchè l'asso statunitense prima irretì e poi sedusse, con il suo inimitabile servizio e le sue impossibili stoccate di volo, il biondo svedese e appena un anno dopo, nella Grande Battaglia del 1981, divenne lui il massimo. In un lampo di genio e classe rovesciò ed eclissò il regno di Bjorn a Wimbledon.
L'Orso cadde pesantemente e purtroppo non seppe più rialzarsi. Se ne andò alcuni anni più tardi portandosi via anche la perfezione e la felicità del leggendario avversario americano.
I grandi tennisti, come tutti i grandi sportivi, non possono esistere da soli: hanno bisogno di una nemesi, di un animale da competizione loro simile che li spinga oltre i propri limiti. Sampras aveva bisogno di Agassi, Alì di Foreman, Coppi di Bartali e invece John, senza Borg, si sentì più solo.
"Lui mi accettava" confessò anni dopo il ribelle. "C'era un livello di rispetto che non ho mai raggiunto con nessun altro. Era come se mi dicesse: "Senti, stiamo tirando una pallina da tennis da una parte all'altra della rete, ed è un modo strafico per guadagnarsi da vivere". Io diventavo matto, e pensavo che mi avrebbe dato del coglione da un momento all'altro. Era una cosa fantastica."
C'erano altri valorosi principi della racchetta, da Ivan il terribile al corsaro Jimbo, ma non era più perfetto per l'irriverente BigMac. John continuò a batterli, loro e i meno nobili Chris Lewis, che irrispettosamente gli si paravano di fronte nel Tempio, ma... ma non aveva più la stessa sensazione di perfezione che provava duellando contro lo svedese. A detta di molti, l'assenza gli lasciò un'aria ancora più inviperita, rabbiosa e frustrata. Traspariva chiaramente, anche quando stravinceva come nel 1984, la sensazione che gli mancasse qualcosa. Quel qualcosa di nome Borg.
"Di tanto in tanto scendevo in campo per allenarmi e pensavo: "Ehi, oggi voglio fare come Bjorn, non dirò niente. Durava forse per cinque colpi. Mi sembrava innaturale... Certo, c'erano altri grandi rivali - come Lendl e Connors - ma con Borg era più naturale. Avevamo personalità e stili di gioco così diversi che non c'era bisogno di aggiungere altro.". BigJohn finì con il perdersi d'animo nelle discese a rete e smarrì pure le chiavi del Regno. Il Fato le raccolse e le depositò saggiamente nelle divine mani di un mocciosetto teutonico dalla zazzera biondissima e il Tempio fu salvo. Ma questa, come si dice, è un'altra storia. Oggi le chiavi del Tempio, dopo il favoloso regno di Pietro il Grande, sono gelosamente custodite nella Roger Swiss Bank... almeno fino a lunedì, quando quello stesso magico Tempio ci racconterà un altro capitolo di questa bella storia infinita.
Ci siamo, il Torneo è vicino e domani conosceremo i tabelloni. Ci mancheranno un pò Bjorn e John, ma soprattutto speriamo che Rafael non lasci troppo solo il campione Roger. Buon Wimbledon a tutti.

The Championships - Wimbledon 2007 Official Site

Tim Adams - Essere John McEnroe - recensione ibs.it

domenica, marzo 18, 2007

17-3-2007 Tennis, WTA Tour Indian Wells Pacific Life Open. Danielina e il televideo.

C'era una volta il televideo. Già, proprio il televideo della tanto vituperata "mamma Rai" che per noi vecchi aficionados del tennis pre-internet e sky è stato indispensabile strumento di conoscenza sportiva. Dove non arrivavano le immagini della neonata Tele Capodistria [la vera ante(n)nata di sky n.d.r.] o le foto di Ray Giubilo su MatchBall poteva la potenza del televideo. La bibbia era Pagina 245 "notizie altri sport brevi" o se eri più fortunato c'era una pagina tutta per il tennis intorno alla 230. Vietato illudersi: il paginone era una primizia riservata ai tornei dello Slam e alla Coppa Davis. Non era mica sempre domenica... e allora il vero e proprio punto di riferimento era il calderone, la centrifuga di tutti gli sport minori, la temutissima o amatissima (a seconda dei risultati che "sputava" fuori) pagina 245. Ammetto che più volte ho attribuito al teletext Rai veri e propri poteri soprannaturali e soprattutto una buona dose di crudele cinismo tanto era lento lo scorrere delle sottopagine della 245. Mamma mia come era snervante se eri in trepidante attesa quel 2/4 e poi 3/4 piccolo che compariva in alto a destra del tuo schermo. Mi ricordo di aver atteso col fiato sospeso il risultato di un Sampras-Agassi finale di San Josè finito alla 5/5 di pagina 245... quando lessi della vittoria di Pete dovevo essere diventato già blu come un puffo e probabilmente ero anche andato, senza saperlo, a un soffio di fiato dall'abbattere il record del mondo di apnea. Ma la gloria da Guinnes dei Primati era secondaria visto che a) ero vivo b) Sampras aveva vinto. Eppure c'era un misterioso ed inspiegabile fascino dietro l'intrinsecamente spietata natura del televideo Rai. Mi piaceva quello strano marchingegno d'informazione perchè dava spazio e credito alla mia/nostra fantasia. Era come quando sentivi le partite alla radio e poi potevi abbandonarti alla libera immaginazione costruendoti il tuo goal di Falcao, Platini o Van Basten che fosse e che Bubba, Nesti o Ameri avevano appena annunciato irrompendo via etere con il loro vocione. Era tanto facile quanto bello. Bastava chiudere gli occhi e ti immaginavi quella maglia rossa con il numero 5 bianco stampato sulla schiena volare libera e veloce verso la porta avversaria e poi c'era il pallone che gonfiava la rete e il boato del pubblico che arrivava direttamente dalla radio a ridestarti proprio mentre il radiocronista di turno ridava la linea al campo centrale. E la controprova che quel goal era un po' anche tuo c'era alla sera a "90esimo minuto" quando Paolo Valenti ti dava la certezza della fine dell'incantesimo dato che raramente le immagini proiettavano il goal che ci eravamo immaginati ad occhi chiusi davanti la radiolona. Ieri sera, appena tornato a casa, ho preso la vhs dal video ma poi, non so perchè, ho deciso di non guardarla. Ho scelto di nuovo il televideo, pagina 284 e ho letto il risultato come non faccio mai... ma proprio come facevo tanti anni fa. San Josè: Sampras b. Agassi 6-3 6-4 è diventato magicamente Indian Wells: Hantuchova b. Kuznetsova 6-3 6-4. La stessa misteriosa alchimia di allora. Non credo che guarderò la registrazione. Nel pomeriggio, con calma, mi leggerò i preziosi commenti sul thread di Indian Wells nel forum di MyMag o su WtaWorld. Ieri sera ho preferito chiudere gli occhi e addormentarmi sognando il match, il mio Daniela b. Svetlana proprio come quando dopo averli sentiti via radio sognavo i goal del mio Falcao o il mio Van Basten. Buona domenica e se magari seguirete le partite via radio o Nadal-Djokovic via livescores: sogni d'oro anche a voi.

martedì, marzo 13, 2007

9-3-2007 Calcio, Champion League 2006-07 Ottavi di Finale O.Lyonnaise-A.S.Roma 0-2: La "toccata" di Mancini.

L'urna di Champions League non è stata troppo benevola con Roma e Milan riservando per i quarti di finale ai giallorossi i Red Devils dello United e ai rossoneri il coriaceo Bayern Munchen. Poco male perchè ci sarà tempo per prepararci e perchè ora abbiamo ancora tutti negli occhi la splendida impresa della Roma di Spalletti capace di espugnare il Gerland per 2-0 estromettendo i pluri-campioni di Francia dalla Coppa dei Campioni. Mattatori della serata Francesco Totti e ovviamente Amantino Mancini autore di una vera e propria magia o "toccata" per dirla alla Cristiano Cavina :

Mancini - O.Lyonnaise-A.S.Roma 0-2

S-t-r-e-p-i-t-o-s-o come strepitoso è il libro di Cristiano Cavina "Un'ultima stagione da esordienti" in cui si parla della "toccata", dell'inviolabile Enea Nannini (altro che Gerland n.d.r.) e della "Zona Stracciatella" al cui cospetto la Bi-Zona del leggendario Oronzo Canà impallidisce... ma soprattutto si parla del calcio, di quello con la C, e non solo, maiuscola anche se si gioca nei campetti provinciali "gli unici luoghi in cui il Dio del Calcio non si vergogna di farsi vivo". Ecco dalle sue parole la "toccata":

"Culo stretto, mi raccomando" ripeteva il Mister, prima di lanciarsi nelle sue lezioni di tecnica.
"E se qualcuno ha 'La Toccata'" si accendeva "che la tiri fuori a piacimento".
La Toccata era l'unica forma di poesia che sapeva riconoscere.
La ricordava di continuo, al bar, nelle litigate fra amici, commentando un articolo della "Gazzetta" aperta sul tavolino. Magari indicava una fotografia sgranata in prima pagina.
"Quella Toccata di Mancini, domenica" cinguettava "è stata una squisitezza".
"Il figlio di Rocchetto non se ne perde una" non si stancava mai di ripetere quando parlava del Grande Poggio.
Oppure: "Contro la Juvenilla quel carrarmato della Bomba ha tirato fuori una Toccata che nessuno si sognava e mi ha fatto pure vincere".
La Toccata non era prerogativa di pochi fortunati.
Non era come nascere ricchi.
Non era qualcosa che il Dio del Calcio ti agganciava al piede come un incantesimo.
Certo ad alcuni capitava con maggiore regolarità.
"Sivori aveva la Toccata perpetua" spiegava il Mister "ma può capitare a chiunque, almeno una volta nella vita".
Noi annuivamo.
La Toccata poteva materializzarsi miracolosamente nei piedi di vecchi terzini dediti alla macelleria, o in certe mezz'ali sfiancate dai corpo a corpo, più avvezze all'uso dei gomiti che dei piedi.
"Prima o poi" traduceva Piter Cammello "a me capiterà benissimo di mettere le mani su quelle cose della Loredana".
Poggio, che il Mister chiamava "il Figlio di Rocchetto", era quello di noi con la Toccata facile.
"E' uno buono a giocare al pallone" diceva nei bar Bubani Enzo, il nostro tifoso più antico.
Piter Cammello, il libero, aveva anche lui una certa propensione alla Toccata, ma meno di Poggio: era troppo impegnato a divertirsi, a zonzo nei suoi pensieri, per mostrarla completamente.
Tutti gli altri della squadra vedevano la Toccata a intervalli più o meno regolari.
Michelino, il nostro numero dieci, se la ritrovava tra i piedi ogni due settimane; suo fratello Rigo, una volta al mese.
Avrebbe potuto fare di meglio, se non si fosse sempre lanciato in fantasmagoriche galoppate sulla fascia sinistra, accompagnato dai gridolini estasiati delle ragazzine di prima media.
Io, con la testa squadrata dai rinvii dei portieri avversari che dovevo intercettare, non ne avevo ancora fatto la conoscenza.
"E' più probabile che riesca prima a mettere le mani su Loredana" spiegavo agli altri "che a tirare fuori una Toccata decente".
E mi illudevo anche.


UN'ULTIMA STAGIONE DA ESORDIENTI - CRISTIANO CAVINA SITO UFFICIALE

martedì, febbraio 27, 2007

27-2-2007 Pallavolo, L'Uomo del Destino: Giba e le finali di Coppa Italia

Partono domani a Bassano del Grappa le finali di Coppa Italia 2007 e, siamo pronti a metterci la mano sul fuoco, protagonista della kermesse sarà sicuramente Gilberto Amauri Godoy Filho, ossia: Giba, fenomeno verdeoro che da anni guida Cuneo alla scalata dei vertici della pallavolo italiana e non. Riporto qua sotto un bellissimo articolo de "Il Foglio" di Giuliano Ferrara di giovedì 22 Febbraio. Per chi non conoscesse ancora questo fenomeno, buona lettura:

I ceffoni, le canne e i centocinquanta punti del Ronaldinho della pallavolo

Giba mette per terra i palloni senza pensare: non bisogna chiedergli della malattia. Per piacere. Lui non dice ce l’ho fatta. Si parla dentro: mette il braccialetto di Lance Armstrong e lascia capire. Giallo, come il Brasile; sottile come la vita. La leucemia è entrata e uscita, come un primo tempo servito bene: aveva quattro mesi, neppure il tempo di nascere. Non c’è più e non si sa perché.
Gilberto non parla: ci sono storie che non si raccontano anche se sono felici. Dice del braccio, dei 150 punti; dice di Dio e degli uomini; dice anche del destino. Però il tumore non lo ricorda, anche se sa che ha fatto parte della sua storia.
Prende in braccio Nicoll, la tira su come un’altra coppa. Migliore in campo anche in quell’occasione: erano in due, lui e Cristina Pirv. Trionfo.
E’ abituato a essere primo. Vincente: mondiali, Olimpiadi, coppe sudamericane. Ora può prendersi il campionato italiano. Cuneo è lì con Treviso e con Roma, ci saranno i playoff come sempre. La pallavolo è uno sport che non ama le sorprese: nomi, cose, città, ci vuole sempre un po’ di tempo.
L’evoluzione della specie è lenta: i giocatori durano, i presidenti ricchi sono pochi. Il Piemonte delle Langhe ci prova da un po’, dagli anni Novanta. Parma, Modena, Treviso gli avversari di sempre. A un certo punto c’era stata anche Ravenna. Poi sono arrivate Macerata e Perugia. Cuneo è rimasta lì e ora ce la può fare: non ha una squadra forte come la Sisley, ma ha Gilberto Amauri Godoy Filho: il miglior giocatore del mondo.
Giba, quindi. Giba che è un nomignolo, ma anche un diminutivo. Giba che è facile: te lo ricordi perché è corto, sonoro, ritmico. Gi-Ba, Gi- Ba, Gi-Ba: la torcida è anche troppo facile con lui. A Gilberto il rullo del tamburo piace, ché scandisce il tempo per saltare, guardare e picchiare. Le mani sono l’estensione del cervello. A un certo punto voleva usarle soltanto sulla spiaggia: "Il beach volley è stata una passione giovanile. Avevo fatto il Mondiale pre-juniores a Istanbul nell’indoor, avevamo vinto l’oro e io ero stato il miglior giocatore e attaccante. Avevo 16 anni, e ho pensato la prima volta ‘la mia carriera è questa’. Il mio tecnico di club a Curitiba era quello che oggi è il terzo di Bernardinho in nazionale: Rubinho. Chi mi ha fatto crescere è stato invece Emilio Trautman, ho giocato tanti anni con lui, mi ha letteralmente ‘montato’ il carattere. Io ero un pre-juniores e lui mi metteva già coi grandi e ogni tanto mi faceva giocare in prima squadra".
Giba veniva da Londrina, una piccola città del Paranà. La mamma è Dona Solange. L’ha cresciuto da solo, perché a un certo punto il padre è andato via. Lei aveva un forno. Gilberto andava a scuola: "E’ lì che ho cominciato a giochicchiare. Nelle ore di educazione fisica, era lo sport più facile da praticare. Si poteva giocare maschi e femmine insieme. Mi è piaciuto e non l’ho più lasciato".
Avrebbe potuto, però. A undici anni, nel 1987, al primo anno di allenamenti. Maledetto cancello. La storia dei 150 punti è questa qua: "Mia madre stava chiudendo i portelli del forno e mi disse di aspettarla in macchina. Io, invece, andai a giocare a nascondino. Decisi di arrampicarmi su un albero, ma persi l’equilibrio. Caddi su una cancellata di ferro. Il braccio sinistro era aperto in due. Mi tenni il braccio che sanguinava, lacerato e corsi per due isolati verso casa. Mia madre fu bravissima: capì che avevo perso litri di sangue e che non dovevo svenire. Mi prese a schiaffi, per tenermi sveglio, e mentre guidava all’impazzata verso l’ospedale continuava a tenermi la testa fuori dal finestrino e a tirarmi schiaffoni. Mi diedero 150 punti, tra interni ed esterni, dal gomito al polso. Ho scoperto quella volta, come dicono, che durante incidenti così gravi il corpo sa produrre anestetici e adrenalina. Pensai subito che non avrei più giocato".
E’ stato in quel periodo che il papà se ne è andato. Gilberto non dà dettagli. Ricorda. Il forno e la scuola. Si svegliava la mattina alle 4.30, andava al lavoro con la mamma. L’autobus per la scuola passava alle 7. Nel pomeriggio viaggio al contrario: scuola-forno, forno-casa.
Giba s’è fatto il mazzo
Bravo figliolo cresciuto come un bravo giovane. Senza brutti voti e senza pensieri dopo i 150 punti. Pare la storia di Shevchenko, che non ha mai sbagliato, che è stato il bravo ragazzo. L’uomo da sposare: campione educato, forte e gentile. Uno che non sbaglia, che fa sempre la cosa giusta: solidarietà con i più deboli e vita morigerata. Giba s’è divertito, invece. Ha fatto il bravo, ma non ha detto no al movimento. E’ cresciuto in fretta, s’è innamorato del beach volley. Fico: la spiaggia, le donne, il caldo. "Oh, la cosa peggiore dell’Italia è che fa freddo per troppi mesi".
Non ha neppure smesso di farsi male. Adesso è come quei bambini buoni che per dimostrare d’essere stati vivaci mostrano orgogliosi le cicatrici: i punti sul ginocchio, causa un gancio sporgente nell’auto di papà, altri punti sulla coscia per una caduta, altri sul mento rimediati giocando a pallone, e poi le ferite della bicicletta. Il sopracciglio pure. Anche se quello si è tagliato a Sydney, durante le Olimpiadi quando sbatté contro la testa di Kid per schivare un’esultanza di Gustavo. Ai Giochi in Australia era già uno forte, ma non il migliore. Aveva fatto il campione in Brasile: l’inizio era stato a Curitiba, dove s’era trasferito con la madre. Abitata vicino a una caserma militare e giocava nella squadra dell’esercito: "Ero un ragazzo. Stavo in panchina, ma l’allenatore mi usava come settimo. Ero sempre il primo a entrare". Poi i Curitibanio, poi Sao Caetao, poi il resto. Campionati brasiliani, coppe del Brasile, la nazionale.
Alla prima nazionale mi ha portato Zé Roberto. Nel 1995 mi portò a fare la partita del Centennale Fivb ad Atlanta, che era anche il test per il palasport che avrebbe ospitato l'Olimpiade l'anno dopo. Che emozione… Brasile, Italia, Giappone e Usa. Avevo 18 anni, e davanti avevo Bernardi, Cantagalli, Gardini, Gravina, Giani, Zorzi.
Tutti mi dicevano: e Tande, e Giovane, dove sono? A riposo, rispondevo io. Ci snobbarono, forse. E così Italia - Brasile in quel torneo iniziò 10-0 per noi contro l’Italia. Vittorie. All’epoca di Sydney stava per arrivare la chiamata di una squadra italiana. Giba l’hanno scoperto a Ferrara. Lo prese Silvano Prandi. "Tutti i brasiliani mi avevano detto che lui era l’allenatore giusto per il primo anno in Italia. E io ho capito sulla mia pelle che era così. Nessun altro tecnico avrebbe avuto la pazienza che lui ha usato con me. Mi ha sempre tenuto tranquillo, anche se io a Ferrara ho giocato un pessimo girone d’andata e finivo quasi sempre in panchina. Mi diceva di pensare a lavorare e che avrei superato quel momento". Prandi gli è stato appiccicato come un amico. Sempre in difesa di Gilberto. Anche nella storia della squalifica. Botta di vita, per Giba. E’ lì che è cambiato tutto, per una canna o per qualcos’altro. Aveva cominciato a ingranare nel campionato italiano. Punti e statistiche: ricezioni, muri, schiacciate.
Non ancora il migliore
Giba uno del migliori, ma non ancora il migliore. Giba nel campionato dei mostri anni Novanta: Giani, Bernardi, Papi. Un giorno a un controllo antidoping lo beccarono positivo: cannabis. Venne fuori un mezzo caos: forse c’era stato uno spinello, forse no. Nessuno ha mai capito perché ci fosse quel valore sballato. Giba a difendersi, la federazione pronta a squalificarlo. Ci fu pure l’intervento del forum droghe. Un comunicato: "Il punto che vorremmo sottolineare non è se e quando egli abbia fatto uso di derivati della cannabis, ma perché tali sostanze siano al centro dell’ottusa politica proibizionista sulle droghe anche nello sport".
Il giocatore fu chiamato dall’allenatore della Nazionale del Brasile. Spiegazioni. Il figliolo bravo e precisino che si toglie uno sfizio: non poteva essere una tragedia. Bernardinho arrivò di notte a Ferrara. "Giba si è rovinato l’immagine? Prima di giudicare bisogna vederci chiaro. Comunque è certo che non ha fatto nulla di male, né tantomeno ha danneggiato qualcuno, casomai solo se stesso". Fu squalificato. Ora dice che non s’è pentito. Se quella canna c’è stata davvero, Giba se la rifumerebbe tranquillo: "In quel periodo ho costruito il rapporto con Cristina. Ho avuto tempo per stare con lei e abbiamo deciso di sposarci".
Poi ha cominciato a picchiare sul serio: dal 2003 non ha più fatto un errore: un, due, tre, in alto, mano aperta, schiacciata. Punto. Mondiali e World League con la nazionale. L’Italia è il suo avversario preferito: "Mi diverto a prendervi a pallate". Non lascia niente agli avversari: il Ronaldihno della pallavolo si diverte a vincere. Allegria, ma non come nel pallone: nel volley il Brasile non gioca per fare solo spettacolo. Gilberto è incredibile: in campo non lascia nulla. Urla, gode, esulta in faccia agli avversari. Ai limiti dell’antipatia, a volte. Vuole vincere sempre. Chiede aiuto alla fede: "Ogni volta che entro in campo, bacio un crocifisso che porto al collo".
A trent’anni vuole andare a prendersi pure l’oro di Pechino 2008, poi vorrebbe tornare in Brasile. Resterà in Italia, però. Perché così ha scelto Cristina Pirv, la moglie. La madre di Nicoll. "Lei ha comprato una casa a Reggio Calabria, quando giocava lì. Ora stiamo pensando di prenderne una anche al Nord, magari a Verona".
Resteranno, perché Nicoll sta già crescendo: è nata durante le Olimpiadi di Atene del 2004, mentre Giba si prendeva un altro oro. Contro l’Italia. Ora il padre ha deciso di raccontarle quello che la bimba non può vedere: "Ho preso un diario, lo aggiorno ogni mese. Da noi in Brasile si festeggiano i 15 anni delle ragazze. Quando la mia Nicoll compirà i suoi 15 anni, le regalerò due o tre libri scritti di mio pugno, a quel punto lì dentro ci sarà storia della sua vita".
In una pagina c’è un’idea: qual è una delle cose che piace di più alle ragazzine? La danza. "Ecco, la pallavolo è il balletto di Kirov, il beach volley è Flashdance". Nicoll dovrà scegliere.


Il programma delle prime due giornate delle finali a 8 di Bassano:

Coppa Italia - Tim Cup A-1
Bassano - Final Eight

Mercoledì 28/02/2007
Ore 18.00: Cuneo - Taranto
Ore 20.30: Piacenza - Latina

Giovedì 1/03/2007
Ore 18.00: Roma - Montichiari
Ore 20.30: Treviso - Modena

Il sito ufficiale della Lega Volley Italiana:
LEGA VOLLEY SERIE A - TIM

Il sito ufficiale de "Il Foglio": IL FOGLIO.IT

lunedì, febbraio 19, 2007

14-2-2007 Ciclismo. Il gigante del ciclismo col buco dentro.

Lo so che non è più il 14 di Febbraio ma mi sembrava giusto datare il post così perchè è dedicato a Marco Pantani che, purtroppo, è tragicamente scomparso proprio a San Valentino di, oramai, tre anni fa. Ieri sono finalmente riuscito a vedere la Fiction realizzata sul Pirata da "mamma" Rai e mandata in onda il 6 Febbraio. Mah... direi che è stata tutt'altro che indimenticabile... forse perchè è difficile raccontare e parlare del Campionissimo di Cesenatico. Se ne sono dette e tante se ne diranno ancora su quello che Pietro Calabrese, allora direttore della Gazzetta dello Sport, chiamò "L'ultimo gigante del Ciclismo" e questo film per la tv, mi pare, non aggiunga nulla anzi, forse, nella fretta di comprimere una vita, nel bene e nel male, straordinaria nelle canoniche due ore di celluloide toglie qualcosina alla leggenda del Pirata della bici. Io, che non ho mai fatto un solo metro di pedale in salita in tutta la mia vita, ma che ero, come altri 7 milioni di persone, rimasto lo stesso rapito davanti alla tv dalle sue imprese al Tour de France, voglio solo riportare le parole che scrisse Gramellini (cuore granata n.d.r.) su "La Stampa" di quel 15 febbraio 2004:
"...la realtà è ammettere che alcuni di noi, di solito i più geniali, crescono con un buco dentro. Angeli feriti a morte che nessuna terapia riesce a curare. Spesso neppure l'amore! ".
Quel buco Marco Pantani lo colmava salendo sulla bici. Ecco l'unica cosa che ricorderò della fiction: il finale, dove Marco se ne va pedalando sulla sua Bianchi. Il resto, secondo me, non serve per spiegare il Gigante del ciclismo con il buco dentro. Ciao Marco.

mercoledì, gennaio 31, 2007

29-1-2007 Tennis, Australian Open 2007. Il "solito" capolavoro di Federer e i muscoli di Serena.

Roger Federer e Serena Williams vincono gli Australian Open 2007 di Tennis. Se per lo svizzero è cronaca di una vittoria annunciata, non si può dire altrettanto per la più piccola delle sorelle Williams. Roger è il "solito" film. Ci sono capolavori del cinema come Il Migliore di Robert Redford, Il Gladiatore o gli Intoccabili (tanto per citare alcuni titoli che ben si abbinano al Federer di questi ultimi anni) che un appassionato di cinema, come il sottoscritto, ha sicuramente visto e ri-visto più di una volta. 5-6 anche 7 volte ma poi, quando si sanno addirittura a memoria le battute del capolavoro, inesorabilmente quella Vhs, quel dvd vengono lasciati con più o meno cura ad impolverarsi nella videoteca. E' così, è umano, c'è voglia di non vederlo per un pò il "capolavoro", magari c'è addirittura voglia di trash, di Viulentemente mia, di Pierino contro tutti, dell'Allenatore nel Pallone. C'è voglia di un film nuovo, non sempre della stessa, anche se bellissima e premiatissima, storia. C'è voglia di nuovi attori. Io domenica dopo quel parziale di 8-1 Roger sul 4-5 e 15-40 e servizio Gonzo ho messo via il "capolavoro" Federer. Basta, a costo di lesa maestà. Ho bisogno di una Serena Williams anche nell'Atp, di qualcuna che sul match point o set point che sia reciti a braccio e piazzi un ace contro la numero 1 del mondo. Ho bisogno di una nuova storia, anche se sicuramente meno bella, meno incantevole. Ho bisogno di nuovi attori (non) protagonisti, più sfacciati, meno perfetti nella loro parte di quanto lo sia stato il pur buono Fernando Gonzalez, gente che improvvisa insomma senza attenersi al solito copione. Chiamatemi quando qualcuno metterà un ace o non farà uno smash fuori (ogni riferimento all'Andy Roddick versione Masters non è puramente casuale n.d.r.) su una possibile variazione di tema. Non chiedo un finale diverso, per carita God save happy end, ma una trama con qualche colpo di scena in più si. Per ora schiaccio stop e ritiro il capolavoro da Oscar nella mia videoteca, non prima di aver fatto lo stesso una standing ovation per Federer 10 (come gli Slam vinti) e lode. Too good anche per un aficionados di lunga data come il sottoscritto. Meglio, molto meglio i "muscoli" di Serena !!! Ebbene si i muscoli della Williams e no, non mi riferisco allo strapotere fisico mostrato in finale dalla ex (solo per le classifiche n.d.r.) n.1 a stelle e striscie e nemmeno mi riferisco maliziosamente alla silhouette tutt'altro che perfetta della nuova campionessa degli Aussie Open. Il riferimento è alla storica rivista "Matchball" (bei tempi quando la si trovava in edicola col la sua cover bordata di rosso) che nel numero dedicato alla vittoria di Stefan Edberg agli U.S. open 1992 titolò proprio "I mUScoli di Stefan". Ora con le debite proporzioni (Stefanello giocava un tennis divino di fioretto mentre Serena preferisce usare la spada o la clava, fate voi) questa vittoria della Williams mi ha ricordato un pò quel Flushing Meadows firmato Svezia. Allora Edberg incantò tutti, me compreso, con una finale sontuosa contro il mio idolo Sampras ma si era meritato il titolo ben prima venendo fuori con la grinta, il coraggio e il carattere del campionissimo mai domo da 3 match consecutivi, tutti in 5 lottatissimi set, contro Chang, Lendl e Krajicek nei turni precedenti. Serena ha cominciato prima degli ottavi di Edberg a vivere pericolosamente sull'orlo del baratro, fin dal match con la Petrova, poi c'è stata la Peer, ma alla fine ne è uscita sempre vincitrice e sorridente fino alla ciliegina sulla torta della finale monstre di oggi in cui ha dominato una spenta e impotente Maria Sharapova. A suo modo, Serena come Edberg. Chapeau. Un ritorno da campionessa assoluta. Per molti addetti ai lavori e non questa vittoria sarebbe la "fine della credibilità del tennis Wta"... rispetto questa opionione ma proprio non la condivido. Forse ci si è dimenticati con troppa fretta che nel 1995 la grandissima Monica Seles, dopo il tragico fatto di Amburgo '93, ritornò e a due, dico due, anni di distanza vinse al rientro i Canadian Open, arrivò in finale a NY battuta in 3 set solo dalla Graf (non prima di averle rifilato un 6-0 nel secondo set) e poi trionfò, chiudendo il cerchio, ad inizio '96 a Melbourne. Sono imprese più uniche che rare, roba da campionesse e Serena lo è, senza alcun dubbio. Grande.

domenica, gennaio 28, 2007

27-1-2007 Pattinaggio Artistico & co. , Europei 2007. Carolina che imparò dal vento e Maria che lo farà.

Per entrambe ... per la dolcissima Carolina Kostner a cui era crollato il mondo addosso un anno fa qui alle Olimpiadi Invernali nella mia Torino e che invece ha saputo rialzarsi tornando a pattinare leggera e bellissima come una foglia al vento. Per Maria Sharapova che è stata travolta dal vento del tornado Serena e ora aspetto che impari da quello stesso violentissimo vento e si rialzi e

riprenda, col la consueta grinta, a "fluire" tornando a vincere come e più di prima.

IMPARARE DAL VENTO (Tiromancino)

Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere
Dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare
E avere la pazienza delle onde di andare e venire

Ricominciare a fluire

Un aereo passa veloce e io mi fermo a pensare
A tutti quelli che partono, scappano o sono
sospesi
Per giorni, mesi, anni
In cui ti senti come uno che si è perso
Tra obiettivi ogni volta più grandi

Succede perchè in un istante tutto il resto diventa invisibile
Privo di senso ed irraggiungibile
per me
Succede perchè fingo che va sempre tutto bene
Ma non lo penso in fondo

Torneremo ad avere più tempo e a camminare
Per le strade che abbiamo scelto che a volte fanno male
Per avere la pazienza delle onde di andare e venire
E non riesci a capire....

Succede perchè in un istante tutto il resto diventa invisibile
Privo di senso ed irraggiungibile
per me
Succede anche se il vento porta tutto via con sè
Vivendo
Ricominciare a fluire


Tiromancino - Imparare dal vento

sabato, gennaio 27, 2007

25-1-2007 Tennis, Australian Open 2007. Ciao Aussie Kim


Le finali dell'edizione 2007 della prima prova dello Slam saranno Federer (sai che novità n.d.r.)-Gonzalez e Serena Willams vs Sharapova ma invece di sviscerare l'andamento (scontato) delle due semifinali maschili o di parlare di una Masha per una volta tatticamente "illuminata", del fatto che ha vinto il match insistendo sulla diagonale del rovescio o che contro Serena dovrà servire molto meglio di oggi (lo ha detto la stessa siberiana, molto lucida, nell'intervista post partita n.d.r.), preferisco postarvi le parole di Kim Clijsters nella Vodafone Arena dopo l'incontro di semifinale perso contro la bella siberiana. Esalto, esagerando anche un pò, sempre la grinta e il coraggio delle tenniste/i, di Serena e della russa per esempio e quindi oggi mi pare giustissimo esaltare invece la Clijsters perchè ci vuole un grande coraggio anche a dire basta e a smettere di fare qualcosa che si ama profondamente perchè è fuor di dubbio che la belga ami e rispetti 'na cifra (come direbbero a Roma) questo bellissimo sport.

"Mi mancherete tanto. E' stato un piacere giocare e venire in Australia. Mi sono sempre divertita molto agli Australian, a Sydney e alla Hopman Cup qualche anno fa. Mi spiace di non aver fornito una prestazione migliore oggi. Ci ho provato però lei è stata più brava di me... Ho sempre adorato lo sport e quindi continuerò a guardarlo. Magari tra qualche anno sarò di nuovo qui in tribuna con qualche bambino. Quanti bambini? Beh incominciamo a fare il primo."

Mi auguro ci ripensi e se non lo farà non mi/ci resta che augurare il meglio dentro (per la parte restante di questa stagione tennsitica) e fuori del tennis alla grandissima Clijsters. Prima di quattro lunghe e meritate standing ovation gente. Ciao Aussie Kim.

I risultati delle Semifinali:
S.Williams (Usa) b. N. Vaidisova (Cec)7/6 (5) 6/4
M.Sharapova (Rus) b. K.Clijsters (Bel) 6/4 6/2

R.Federer (Svi) b. A.Roddick (Usa) 6/4 6/0 6/2
F.Gonzalez (Chi) b. T.Haas (Ger) 6/1 6/3 6/1

domenica, gennaio 14, 2007

14-1-2007 Tennis, Australian Open 2007. Big Jim il rosso e la Legge di Murphy il tennista.

Ci siamo ragazzi, si riparte. Questa notte preparate i vostri caffè, il vostro cuscino migliore e la vostra poltrona o divano d.o.c. che sia, perchè all'una di notte partono, finalmente, gli Australian Open 2007 di tennis. E' il primo torneo dello Slam dell'anno e, forse anche per la lunga astinenza da tennis che lo precede, uno dei più attesi dagli aficionados di questo meraviglioso sport. E Melbourne puntuale non tradisce mai le (grandi) aspettative che lo accompagnano. Quanti ricordi: da Kafelnikov che con la coppa in mano ringrazia Pete Sampras per non aver partecipato a quell'edizione fino all'immagine di una Monica Seles, al rientro dopo un lungo stop, bellissima e sorridente con la coppa e cangurotto di peluche teneramente in braccio. Senza dimenticare il cappellino sahariano con cui si schierava in campo Ivan Lendl e/o le vittorie di Agassi o la quasi impresa del nostro Omar Camporese contro Boris Becker nel 1991. Ci sono anche dei ricordi meno positivi from Aussie tipo quella maledetta semifinale tra la mia Sharapova e Serenona Williams. Ecco quel match è, per me, la "Legge di Murphy" applicata al tennis. Masha le aveva suonate alla Williams sia in finale a Wimbledon che al Masters ma, non so spiegarmi perchè, quella notte avevo uno stranissimo presentimento che "non ci sarebbe stato due senza tre". Sensazione che difatti non mi sono tolto nemmeno ai match point della russa e che anzi diventava amara certezza man mano che il match continuava. Ricordo di aver spento la tv che era quasi mattina, da solo, delusissimo, in salotto dove avevo seguito la partita a volume bassissimo per non svegliare nessuno!! Insomma, cronaca di una sconfitta annunciata. Ma il ricordo per antonomasia dei miei Australian Open è un altro. Lo sapete che sono un Samprasiano d.o.c. ma sto giro niente Pete o per lo meno quasi niente. Il match, infatti, è si Pete Sampras-Jim Courier memorabile quarto turno del 1995 ma il mio attore protagonista, stavolta, è Big Jim e Pietrino è solo la nobile comparsa di questo mio personalissimo film. Ho imparato ad apprezzarlo solo dopo Jim "il rosso", quando già, purtroppo, aveva smesso di spaccare la pallina col suo tennis-baseball. Ottusamente preso, da tifoso sfegatato, nel vortice della rivalità Sampras-Agassi non mi ero accorto che più del tennista valeva l'uomo Jim Courier. Eccome se valeva. Anche di quel giorno, di quel quarto turno, mi portai dentro a lungo come ricordo le lacrime del mio beniamino e la sua favolosa rimonta e invece solo dopo mi accorsi che la star era e avrebbe dovuto essere perlomeno anche Courier. Big Jim attore protagonista con quel suo "Are you all right, Pete? We can do this tomorrow, you know" da leggenda del tennis-cinema, pronunciato quasi sottovoce all'amico Sampras visibilmente schiacciato sotto il peso più che dei due set di svantaggio da quello ben più gravoso della recentissima scomparsa del suo allenatore Tim Gullikson. Quella frase, quasi sussurrata, sfuggita "live" a molti (me compreso), quel semplice ma genuino "ehi amico è tutto ok? Lo sai che se vuoi possiamo smettere, farci due (ipotetiche) birre e riprendere quando vuoi", diede, e lo confermò anni dopo lo stesso Sampras, la sveglia a Sweet Pete che da quel momento si riprese, piazzò due aces ed iniziò la rimonta epica sul connazionale. Vinse, come copione voleva, Sampras e si prese tutti gli applausi del Flinders Park anche quelli che sarebbero dovuti andare all'amico Courier. Jim perse quella partita ma uscì dal campo a testa altissima perchè aveva capito benissimo che non c'è match di finale o di primo turno che sia, non c'è Australian Open (che per altro Courier vinse n.d.r.) o torneo del bar che valga l'amicizia e il rispetto per un amico, prima che un campione, in difficoltà. Standing ovation "ritardataria" per Big Jim Courier e per la torcida svedese. Una macchia gialloblu di fans caciaroni, rumorosi, casinari ma irresistibilmente simpatici. Ci saranno anche quest'anno sugli spalti della Vodafone Arena a rallegrare le mie/nostre nottate e mattinate davanti la tv. Buon tennis a tutti.

Il sito ufficiale del Torneo:
Australian Open Official website

Il tabellone Maschile:
Men's Singles Main Draw

Il tabellone Femminile:
Women's Singles Main Draw

Livescores:
Livescores Official Website